Come, ormai, dovremmo sapere tutti, dallo scorso 16 aprile 2018, cioè ieri, è possibile consultare sul sito dell'Agenzia delle Entrate la propria dichiarazione dei redditi precompilata e, come abbiamo messo in evidenza in precedenti articoli su queste colonne nei prossimi giorni i contribuenti potranno decidere liberamente se accettare la dichiarazione così come predisposta dall'amministrazione finanziaria o, eventualmente, apportare delle modifiche e correzioni.
Ma per poter far questo, anche con l'ausilio di un professionista abilitato o di un CAF, è necessario fornire allo stesso tutta la documentazione probatoria utile in nostro possesso. Ecco, quindi, che risulta importante, a questo preciso scopo, conoscere quale tipo di documenti fiscali, per lo più scontrini fiscali, fatture e copie di quietanze di bonifici bancari, tenere in archivio. Qui, ci concentreremo sugli scontrini fiscali.
I criteri di scelta
Per poter determinare quale tipo di scontrino fiscale dobbiamo conservare o portare al nostro commercialista o CAF occorre sapere che questo documento, in generale, costituisce la prova del pagamento in caso di contestazione da parte degli addetti dell'Agenzia delle Entrate.
Chi non emette lo scontrino fiscale, poi, rischia una sanzione molto alta. Fino al 100% dell'imposta non documentata e un importo minimo della multa di 500 euro. Ma, ovviamente, per i bizantinismi del sistema fiscale italiano, non tutte le spese da noi sostenute durante la giornata sono deducibili dalle tasse.
Quest'ultimo è anche uno dei motivi principali per i quali, nel nostro Paese, la pratica di richiedere lo scontrino fiscale non è generalmente seguita dalla maggioranza degli italiani. Tanto che, in un recente, passato da più parti politiche si era proposto e, poi, cercato di introdurre nell'ordinamento una sorta di lotteria degli scontrini, che avrebbe associato dei premi ad estrazione a sorte a questi documenti.
Ma, purtroppo, non ha mai visto la luce.
Per tornare ai criteri per determinare quali documenti conservare, ricordiamo, prima di tutto, che uno scontrino fiscale, con il tempo, tende a sbiadirsi. Perciò è consigliabile fare una fotocopia dello stesso. Le spese deducibili, poi, sono quelle sanitarie, quelle per l'acquisto di mobili o elettrodomestici, che, poi, usufruiscono dei relativi bonus, le spese per le attività sportive dei nostri figli tra 5 e 18 anni; le spese per la ristrutturazione di giardini, cosiddetto bonus verde. Ma anche le spese per i funerali, quelle veterinarie e quelle per strumenti didattici per soggetti con disturbi dell'apprendimento. Si possono detrarre anche le spese di acquisto dei, cosiddetti, alimenti speciali, come quelli per i celiaci.
E tutte quelle per i portatori di handicap.
Quanto tempo deve essere conservato lo scontrino
La documentazione fiscale probatoria relativa alle spese su indicate deve essere mantenuta, obbligatoriamente, per i 5 anni successivi a quello a cui si riferisce la dichiarazione dei redditi. Quindi, per la dichiarazione dei redditi, anche precompilata, del 2018, relativa ai redditi percepiti nel corso del 2017, gli scontrini fiscali dovranno essere mantenuti fino al 2023. Fino a tale data l'agenzia delle entrate potrebbe, legittimamente, richiederli per un controllo.