Mentre a Torino è, a parole, in guerra con Milano sulla data della trentesima edizione del Salone del Libro, ultimo baluardo dell'industria culturale torinese, con 120 editori danno vita all'associazione Amici del Salone, c'è chi si dà da fare ai fornelli, chi rispolvera gli archivi e chi sella i cavalli. E tra le polemiche ci guadagna la tradizione materiale con la riscoperta del passato.

Anche se ben poco di piemontese aveva  Vittorio Alfieri, il maggior poeta tragico italiano, sempre ramingo per la Penisola, non si sarebbe perso il Palio di Asti di domenica 18 settembre  che si corre da ben otto secoli. Anche perché sarà riaperta la casa in cui lo scrittore nacque, dopo vent’anni di restauri con le preesistenze medievali della dimora e le installazioni interattive.

A questa location si affiancano Palazzo Mazzola e la medievale Villa Ottolengh,i dove si conclude la Douja d’Or con cucina tradizionale contadina e grandi vini dei territori italiani. In realtà, il fiammeggiante scrittore considerava Asti una sorta di natio borgo selvaggio come confessa nell’autobiografica Vita scritta da esso.

Allo stesso modo non si trovava bene nemmeno a Torino, dove frequentò a partire dai nove anni l’Accademia Militare, vivendo in seguito  in piazza San Carlo nello stesso periodo in cui dalla capitale sabauda passò il ginevrino Jean Jacques Rousseau.

Di loro si parlerà nella Notte degli Archivi torinesi il 16 settembre con visite ai patrimoni storici, artistici, culturali e industriali custoditi da istituzioni pubbliche e aziende private cittadine. E come loro scrittori e intellettuali torinesi, tra cui Giuseppe Culicchia, Alessandro Perissinotto e Piergiorgio Odifreddi sveleranno al grande pubblico gli archivi, non solo come luogo di conservazione della memoria, ma anche per raccontare il presente e descrivere l'identità di un territorio. 

La rivalità tra città

Il comune medievale di Asti torna, così, a rivaleggiare con Torino, dove si apre il Salone del gusto, tra il 22 e il 26 settembre.

Lunedì prossimo la Camera di commercio torinese, Slow Food premierà i cuochi 2017-2018 e presenterà le iniziative per aziende, operatori, cittadini e turisti durante i giorni del Salone. La Camera di commercio astigiana, organizza, invece, gli altri due eventi enogastronomici.

Secondo un antico rito, il nuovo capitano del Palio, Michele Gandolfo, e il suo gruppo di giovani magistrati e cavalieri vestiti di tutto punto, chiederanno al sindaco, che nel Medioevo era il podestà, il permesso di salire in sella ai cavalli. La disfida tra fantini ad Asti comincia alle 16 con la prima delle tre batterie in gara, seguite dalla finale a nove cavalli.

Come Vittorio Alfieri nella sua autobiografia, il capoluogo astigiano si confronterà con la propria storia, che l’ha vista passare da libero comune a dominio francese e poi sabaudo sotto Emanuele Filiberto.

Non da meno della cinquecentesca Disfida di Barletta tra francesi e spagnoli, raccontata da Massimo d’Azeglio nell’Ottocento, lo storico Palio di Asti è già citato in codici del 1275.

Nel documento medievale è raffigurato un drappo di velluto, con le insegne di Asti e la raffigurazione del patrono San Secondo. Al maestro torinese contemporaneo, il pittore Mauro Chessa, spetta la patentità del simbolo di quest’anno.Lo sottolineano gli assessori al Turismo del Comune di Asti, Andrea Cerrato e l‘assessore al Palio, Massimo Cotto, rivalutando le radici con un occhio al presente, ovvero al progetto turistico, avviato un anno fa. il loro intento è riscoprire, le bellezze della città e del Monferrato, patrimonio Unesco