Fa bene in vista dell'indigestione di cinepanettoni (le immancabili commedie di De Sica e Boldi). tra Natale e Capodanno, un classico film storico su un'eroina dell'autunno del Medioevo francese: Giovanna D'Arco. Pur essendo realmente vissuta, sulla Pulzella d'Orléans ci sono poche biografie attendibili.
Il maestro danese
Ma il Museo del Cinema ha provveduto ieri a questa mancanza con la proiezione del capolavoro restaurato della storia del cinema nordico: "La passione di Giovanna D’Arco", diretto nel 1928 dal danese Carl Dreyer, uno dei migliori frutti dell'espressionismo del cinema d'autore europeo..
Più attuale è il recente film storico Dunkirk dell'inglese Christopher Nolan, uno dei migliori film dell'anno. Narra la perfetta ritirata della British Army dalla terra ferma: da quel porto evacuarono, in nemmeno di 10 giorni più di 300 mila soldati e la Londra di Winston Churcill assurse a capitale della resistenza, tanto che la Wermacht rinviò la "battaglia d'Inghilterra".
Copia sonorizzata con musica al pianoforte, il film muto su Giovanna D'Arco è in bianco e nero, con didascalie in danese e sottotitoli in italiano, ma l'attenzione è tutta sui volti della vittima e dei suoi carnefici. Non è un legal thriller, ma restituisce con grande immediatezza le sofferenze e le umiliazioni a cui fu sottoposta la contadinella vergine dall'Inquisizione che la processò e la condannò al rogo, perché rea di aver guidato la riscossa della Francia capetingia.
La scontata condanna
Furono gli inglesi a volere il processo per distruggere il simbolo della loro sconfitta e per screditare la nuova monarchia francese. La fecero arrestare dalla fazione nobiliare dei Borgognoni che la cedettero alla monarchia inglese. Per evitare ogni sospetto di parzialità questi la fecero processare a Parigi.
Gli inquisitori, dogmatici come imam, decretarano che la giovane, interpretata magistralmente da Renée Falconetti, fosse bruciata perché eretica e così pazza da sentire le voci dell'Arcangelo Michele.
E soprattutto, agiva di sua spontanea volontà, senza l'intermediazione della Chiesa. Gli inglesi furono tanto crudeli da far acquisire in giudizio il verbale di verginità, mettendolo in dubbio, denigrandola davanti al suo popolo.
Lei umile, in scena, si difende con le parole della fede che traspare dal suo viso, più che dai sottotitoli. La presenza, in veste d'attore del teorico del Teatro, Antonin Artaud, rende i dialoghi più intellettuali, senza togliere naturalezza. ed espressività. Su questo caso inquisitoriale ha scritto lo storico Franco Cardini, che ha appena pubblicato un saggio anche su Dunkerque.
Si aspetta che lo faccia anche Alessandro Barbero, storico e narratore di fama internazionale, visto che sulla scene compaiono i verbali originali del pietoso interrogatorio. Come è stato fatto per Caterina de' Medici nel Rinascimento e per la Contessa di Castiglione nel Risorgimento, protagoniste di Fiction tv. La sua vicenda è davvero romanzesca e ha dato vita ad un film d'azione diretto da Luc Besson nel 1999.
Quest'epopea si staglia alla fine della Guerra dei Cent'Anni, originata da pretese dinastiche del re d'Inghilterra, Edoardo III, sul trono di Parigi e da conflitti commerciali sul vino francese esportato oltremanica.
A un certo punto l'Inghilterra aveva occupato l'intera Francia, nonostante l'opposizione delle jaqueries nelle campagne e della fazione nobiliari degli Armagnacchi, tradizionali nemici dei Borgognoni. L'unica roccaforte che ancora resisteva era la città di Orléans. Da qui la diciottenne Giovanna, vestita in abiti maschili, femminista ante litteram, si mise alla guida dei soldati e liberò in pochi giorni la Loira e lo Champagne.
I contadini francesi, vessati da cent'anni di prevaricazioni, si unirono ai soldati, cacciando i nemici fino a Calais, ora campo profughi, nelle Fiandre, dove pure la lotta continuò senza quartiere.
Il carisma della Pulzella d'Orléans fu tale da convincere il Delfino a farsi incoronare re dei Franchi nella cattedrale di Reims. Ora la Francia aveva il suo re consacrato secondo la legge salica e poteva dirsi libera. Ma per lei la gloria fu breve, anche se è considerata la prima patriota di tutti i tempi.