Se già la prima stagione era interessante, nel suo mix tra mistery e sci-fi, con richiami intriganti a David Linch e al suo "I segreti di Twin Picks", questa seconda fa uno scarto in avanti nello sviluppo della storia, decisamente di grande impatto.
Ci ritroviamo nella cittadina dei sopravvissuti alla fine del mondo, qualche anno dopo la morte del suo fondatore e ideatore, il potere è in mano ai giovani della Prima Generazione, in particolare a Jason Higgins, erede naturale di Pilcher, perché allevato e cresciuto con questo scopo.
Per un emergenza medica, viene risvegliato un medico, Theo Yedlin, che in qualche modo prende il posto del protagonista scomodo della prima stagione, Ethan Burke; scoprirà molte cose e si porrà subito in contrasto con la politica di Jason.
Ma la cosa più intrigante della nuova stagione sono gli Abi (aberrazioni), che da crudeli mostri brutali, si evolveranno in qualcosa di più e di diverso, mettendo in crisi le coscienze dei tranquilli cittadini e sempre più a rischio la cittadella dalle regole auree, cioè: "Non provare ad andare via. Non parlare del passato. Non parlare della tua vita precedente. Rispondi sempre al telefono se squilla. Lavora sodo, sii felice. Goditi la vita a Wayward Pines".
Non spoileriamo. Ma guardando questa serie vedremo rispecchiate molte nostre paure e tante aberrazioni che il mondo di oggi ci provoca: la paura del diverso, la presunzione di superiorità del cosiddetto mondo occidentale, la perdita dei diritti fondamentali in nome di un quieto vivere, l'ascesa del totalitarismo populista. Insomma quello di Wayward Pines è quello che potremmo essere, che forse già cominciamo ad essere. Un brivido percorre la nostra schiena e il look delle nuove divise dei giovani soldati di Wayward Pines, è inquietante specchio di aberrazioni della storia, purtroppo dimenticate.
"Stay human" sembra dirci questa Serie TV: nessuna pace in pantofole e accondiscendenza al potere che impone violenza e sopraffazione varrà mai quanto l'essere consapevoli e artefici di ciò che di meglio è il nostro essere "umani", per sé e per gli altri.