Per Netflix si chiude un anno da incorniciare.
La piattaforma regina dell'on demand ha conosciuto nel 2017 una concorrenza mai così acerrima: basti citare la Serie TV più celebrata dell'anno - 'Handmaid's Tale' - di Hulu, l'acquisizione dei diritti della NFL da parte di Amazon, la strategia di trasmettere alcune serie tv on demand da parte dei network tradizionali (come è avvenuto per 'Star Trek: Discovery' e 'The Good Wife' con CBS), la qualità mai doma di HBO e simili con titoli cult come il nuovo 'Twin Peaks' e 'Big Little Lies'.
Eppure Netflix chiude l'anno brindando con numeri e critiche da primato mai raggiunto. La matematica racconta che nel 2017 la piattaforma di Los Gatos ha prodotto 1000 ore di contenuti originali, ben 600 in più rispetto al 2016, assicurando almeno un titolo nuovo ai suoi abbonati ogni settimana.
Oltre i numeri, salgono popolarità e critiche positive
Questi i numeri, ma forse conta di più l'indice di popolarità e di critica a tastare il polso, vivo e vegeto, di Netflix. La maliziosa strategia della piattaforma è stata quella di seminare almeno un titolo 'buzzy', ossia che faccia parlare, ogni mese, diventando di gran lunga il brand tv di cui si è discusso/socializzato maggiormente.
Italia compresa. Esempio regale è quel 'Tredici' che, aldilà dei meriti qualitativi, è stata la serie tv di cui si è parlato di più senza confini, così carica di temi sensibili (suicidio, bullismo, tradimenti...) da appassionare l'opinione pubblica e i media, generando oltretutto dibattiti intra-generazionali come nessuna. In Italia abbiamo avuto il boom con 'Suburra' e, involontariamente, il trend-topic di #Fantaghirò.
Anche gli insuccessi diventano cult
Anche per serie alla fine non confermate per la prossima stagione - 'Gypsy' col debutto tv di Naomi Watts e 'The Get Down' del regista di culto Baz Luhrmann - la scia di discussioni, titoli e pareri ha acceso la miccia a dovere. Si segnala altresì la grande capacità di uscire da crisi inaspettate come quella che ha coinvolto 'House of Cards' dopo lo scandalo che ha visto coinvolto Kevin Spacey, virando nel giro di pochi giorni le sceneggiature sulla comprimaria Robin Wright (e di fatto creando nuova linfa e curiosità per una serie eccelsa ma che iniziava a mostrare i segni del tempo).
Una fabbrica di talenti come nessuna
Infine le critiche. Se secondo il prestigioso 'Vulture' Netflix è 'il miglior network di tutta la tv' il motivo risiede nella miglior palestra di sceneggiatori esistente, lungo ben 50 nuovi programmi scritti ad hoc in un solo anno a fronte dei 14/20 massimo degli altri network. Non tutti riusciti, per carità, ma l'occasione di unire volti celebri e debuttanti, sceneggiatori agli esordi con quelli del cinema, storie sui generis e reboot popolari, rende Netflix un unicum da battere anche nel 2018.