A testa alta e forte delle proprio convinzioni. Erri De Luca ha portato avanti la sua battaglia, il suo diritto inviolabile d’opinione, fino all’attimo che ha preceduto la sentenza della Corte di Torino. Lo scrittore piuttosto che difendersi ha attaccato, in nome della democratica libertà di pensiero. Nel discorso rivolto non solo alla Corte giudicante, ma all’Italia intera, è tornato sull’utilizzo di quel verbo che ha portato alla sua incriminazione con l’accusa di istigazione a delinquere: sabotare.

Lo considero nobile e democratico” ha confermato De Luca. “Nobile - ha proseguito - perché pronunciato e praticato da valorose figure come Gandhi e Mandela; democratico perché appartiene fin dall’origine al movimento operaio e alle sue lotte”. Non solo. Lo scrittore napoletano è entrato nel merito della “sedicente” linea Tav in Val di Susa, riaffermando l’inutilità e la pericolosità di un’opera che non conviene a nessuno. “Va ostacolata, intralciata, sabotata” è stata la conclusione di De Luca, in nome della legittima difesa che i residenti devono poter pretendere. Parole che non avranno influito sulla sua assoluzione, ma che resteranno un simbolo della battaglia.