Sempre più zone del pianeta in questa estate sono colpite da incendi: dagli Usa all'Australia, dall'Europa al Polo Nord.

L'ondata di calore incessante causata dai cambiamenti climatici non ha risparmiato neanche una delle regioni più fredde del pianeta, la Jacuzia, in Siberia. Ed è la prima volta nella storia. Mentre nelle scorse ore in Sicilia, si è toccata quota 48,8°, la temperatura più elevata mai registrata in Europa.

Il pianeta è in fiamme

Si tratta di un fatto ormai innegabile: gli incendi divampano senza risparmiare nessun angolo della Terra, dalla California con il "Dixie Fire", l'incendio più esteso mai verificatosi che ha raggiunto le proporzioni di città come Los Angeles e New York, distruggendo più di 180 mila ettari di polmone verde, al punto che le autorità sono state costrette a ordinare un'evacuazione di massa da Sacramento, capitale dello stato.

In Grecia i turisti sono stati sono stati evacuati, per ragioni di sicurezza, dall'Attica. Intanto in Italia (dove i roghi stanno colpendo in particolare la Sicilia, la Calabria e la Sardegna) dall'inizio dell'anno sono andati in fumo più di 102 mila ettari di terreno.

Lo stesso accade nella zona centro-meridionale dell'Africa per la quale si ipotizzano incendi di natura dolosa, dove lo strato di fumo è così spesso da oscurare persino i cieli del Madagascar, Malawi, Angola e Repubblica democratica del Congo.

Le previsioni per il futuro dopo gli incendi

La concentrazione di CO2 continua ad aumentare vertiginosamente, nonostante nell'anno della pandemia si sia registrato un calo annuale del 7% delle emissioni di gas serra, mai sperimentato in passato, non si è prodotto nessun effetto apprezzabile per la temperatura del pianeta.

Secondo le stime dell'Ipcc, il Gruppo intergovernativo dell'ONU sui cambiamenti climatici, dell'ultimo rapporto approvato da 195 paesi il 6 agosto, nei prossimi vent'anni si potrebbe addirittura superare la soglia stabilita dagli obiettivi dell'agenda 2030 di 1,5 gradi.

Siamo davanti a un' emergenza mondiale, sottolineata, oltre che dal rapporto dell'Ipcc, anche dal presidente americano Joe Biden e francese, Emmanuel Macron.

Sembra quasi che il pianeta stia reclamando più attenzione, davanti allo scempio provocato dalle attività umane, considerate ormai la causa del cambiamento climatico. L'innalzamento dei mari è già irreversibile e per una reale stabilizzazione climatica, anche se riuscissimo a contenere le emissioni di gas serra, sarebbero necessari almeno 20-30 anni. Per fare un esempio, in Italia si riscontrerebbe un aumento del livello dei mari compreso tra i 30 e gli 80 centimetri entro il 2.100, dato non trascurabile per città come Venezia, già fortemente suscettibili ai mutamenti nella frequenza delle piogge.

Incendi, caldo ed effetti sull'uomo

Un interessante studio sugli effetti del calore sul corpo umano è quello della ricercatrice della British Columbia Rachel White e in particolare sulla cosiddetta temperatura di bulbo umido: secondo la ricercatrice, per un essere umano la massima temperatura del bulbo umido raggiungibile è 35° C, soglia oltre la quale si può ancora sudare ma diventa impossibile disperdere il calore interno del corpo e, di conseguenza, raffreddarsi con danni irreversibili agli organi interni fino anche alla morte.

Ricordando inoltre il nuovo record delle temperature, senza precedenti in Europa, raggiunto nella provincia siciliana di Siracusa il giorno 11 agosto di 48,8 °C, facendo caso, tuttavia, alla presenza dell'umidità nell'aria.

In particolare, quando la temperatura dell’aria ammonta ai 46°C l’umidità è del 30%, la temperatura del bulbo umido sarà di circa 31°C. Al contrario se la temperatura dell’aria è di 39°C e l’umidità del 77%, la temperatura del bulbo umido arriverà a circa 35°C, il massimo sopportabile dall'uomo.