Zlatan Ibrahimovic va a casa nella notte dei quarti di Champions League, ennesimo flop di un campione mai diventato stella assoluta. Nella notte di Manchester si materializza l'ennesima debacle (in questo caso alla francese suona meglio di disfatta) del campione svedese Zlatan Ibrahimovic in tema di Champions League che anche questa volta non arriva a giocarsi la finale dell'ambito trofeo; sembra essere una maledizione personale.

Nei quarti di finale di Champions League 2015/2016, le due squadre interessate, il Manchester City e il Paris Saint Germain (PSG), erano infatti arrivate entrambe al miglior risultato della loro storia nella maggior competizione continentale e nel doppio derby degli sceicchi passa il Manchester City, vittorioso ieri in casa 1-0 dopo il pari 2-2 dell'andata.

Senza dietrologie sulla partita dell'andata, la gara di ieri ha reso evidente un problema endemico nell'uomo Ibrahimovic più che nel calciatore che per l'ennesima volta ha fallito la gara, è stato intimidito da un paio di errori nel primo tempo e poi è sparito dal campo.

Zlatan è indubbiamente un campione ma manca di quel quid che gli permetterebbe di vincere un trofeo continentale ed essere considerato una stella assoluta.

In verità, l'altezzosità è il suo limite e mai come questa volta sono i suoi atteggiamenti, dentro e fuori dal terreno di gioco, il vero motivo della deludente serata. L'avventura europea si chiude sempre con un insuccesso perché Ibrahimovic parla più di se stesso nel corso dei mesi che della squadra e se non va tutto liscio al 100% allora sono guai. Ieri la dimostrazione del risentimento nei suoi confronti si è manifestato nel non aver ricevuto un solo pallone degno di questo nome in tutta la gara perché i compagni non l'hanno cercato nei rari casi in cui si è proposto davvero.

Con uno spogliatoio in piena fibrillazione, con un campionato già vinto da tempo e nessun collante personale, il giocatore dichiara che l'anno prossimo andrà altrove e così faranno anche altri interpreti per cui diventa evidente che il pensiero comune sia "meglio una bella vetrina personale di un corale trionfo".

Se poi Blanc, allenatore discutibile sia in nazionale che nel club parigino, mette in campo una formazione disordinata e incomprensibile, la frittata è fatta.

Nel dopo partita Blanc si attacca a tutto, agli infortunati, prima e durante la partita, allo stato d'animo per l'occasione persa all'andata, alla cattiva sorte ma la verità è che è stato sufficiente un Manchester City compatto e coeso per punire la super quotata squadra francese. Nel Manchester City tornavano tanti infortunati di lungo corso e hanno dato più del 100%, vedi il ghiaccio sulle ginocchia a fine gara di De Bruyne, goleador di serata mentre nel PSG la palla rimaneva incollata al piede dei vari Pastore e Rabiot. Come si sa, raramente si riesce a entrare in porta con la palla.