Settimane di spasmodica attesa nel processo a Massimo Bossetti, a causa della sospensione delle udienze. Il processo riprenderà il prossimo 11 dicembre. Sicuramente la prossima udienza non esaurirà l'argomento "Dna", poichè il Dr. Potera, esperto nominato dalla famiglia Gambirasio, e il Prof. Capra, esperto nominato dalla difesa di Bossetti, non sono ancora stati sentiti in udienza. Torneranno in aula i due funzionari del RIS di Parma, che durante la prima udienza, non sono stati in grado di dare risposte utili per spiegare agli italiani come sarebbero arrivati da una traccia invisibile sugli slip di Yara ad "Ignoto 1" e successivamente abbinarlo a Massimo Giuseppe Bossetti.

Fino ad oggi, durante il processo a Bossetti, unico imputato per l'omicidio di Yara Gambirasio, sono emersi alcuni elementi contrastanti con quanto sempre asserito dall'accusa, elementi che proverebbero l'innocenza del muratore di Mapello.

Yara viva in palestra

L'ultima volta che Yara Gambirasio è stata vista viva è stato alle 18:42 del 26 novembre 2010 nell'androne che collega gli spogliatoi con l'uscita della palestra. Nessun testimone, ha visto Yara uscire dall'edificio, nessuno l'ha poi vista fuori dalla palestra, e le telecamere di sicurezza sembra fossero fuori uso.

Alle 17:30 il cellulare di Bossetti aggancia la cella telefonica di una zona in direzione di Mapello, paese dove Bossetti vive, ben distante dalla palestra dove in quel momento si trovava Yara Gambirasio. Il cellulare di Yara,  invece nella stessa ora, aggancia la cella telefonica dell'area che copre la palestra, casa sua ed il centro di Brembate.

Il mistero del furgone di Bossetti

Il furgone di Bossetti sembrerebbe risultare riconoscibile in un solo fotogramma, dove si dirigerebbe in direzione di Mapello, verso casa sua, mentre tutti gli altri fotogrammi non essendo nitidi non consentono di affermare che sia realmente inquadrato il furgone di Bossetti o di altre persone. La difesa, in merito a tale punto deve ancora essere sentita, ma preannuncia l'arrivo di incredibili novità.

La Dottoressa Rannelletta, anatomopatologa consulente della difesa, pur confermando la validità dell'autopsia fatta dalla Dottoressa Cattaneo, consulente dell'accusa, sui resti della povera Yara Gambirasio, non ne ha comunque condiviso le conclusioni. Anzi, nella sua perizia della dottoressa Ranelletta ha dimostrato che Yara non può essere morta nel campo di Chignolo d'Isola, aggiungendo che Yara sia stata svestita, prima di essere aggredita, poiché fibre di un tessuto colorato, non compatibile con gli abiti di Yara son state trovate "dentro" le ferite aperte. Alcune parti del corpo della povera Yara, risultavano affette dal fenomeno della "corificazione", processo naturale simile alla mummificazione, che tende a verificarsi nei cadaveri chiusi ermeticamente in casse di zinco o di piombo, dove la mancanza di ossigeno ne rallenta la putrefazione.

Inoltre, in base alle larve di mosca ed altri insetti, trovati sul corpo e sui vestiti di Yara Gambirasio, la dottoressa Ranelleta ha stabilito che il cadavere poteva trovarsi nel campo di Chignolo d'Isola da alcuni giorni e non da 3 mesi, come ha sempre sostenuto l'accusa.

La conservazione di un cadavere in luogo chiuso e coperto, richiede una "capacità organizzativa" non riconducibile ad una sola persona, Massimo Bossetti non era in grado di garantire nei propri luoghi tale azione. Questo ancora una volta, apre grandi interrogativi su cosa sia realmente accaduto quella terribile notte del 26 novembre 2010 alla povera Yara Gambirasio (segue).

Per ricevere aggiornamenti su questo e altri casi di cronaca nera, il suggerimento è di cliccare sul tasto "Segui" in alto sopra il titolo dell'articolo.