Dopo il caso inglese, Google è di nuovo nei guai per motivi fiscali, ma questa volta in Italia: la guardia di finanza ha presentato al colosso di Mountain View il conto per un’evasione di 227 milioni di euro dovuti al fisco italiano. Per le fiamme gialle, Google avrebbe evaso dal 2008 al 2012 imposte su un’imponibile di 300 milioni attraverso una “stabile organizzazione occulta in Italia”.

A far finire Google nel mirino della Procura di Milano sono stati dei presunti introiti pubblicitari pagati da clienti italiani ma poi contabilizzati in una società irlandese, Google Ireland Ltd, che ha la sua sede fiscale in Irlanda.

La Guardia di Finanza ha rilevato due profili di presunta omessa dichiarazione: un’evasione su una “base imponibile netta per 100 milioni di euro” e un’altra su “ritenute d’acconto relative a royalties non operate e non versate per 200 milioni di euro”. Google ha risposto alle accuse sostenendo di rispettare “le normative fiscali in tutti i Paesi in cui lavora”, anche se con molta probabilità cercherà di chiudere la partita con il fisco italiano pagando una penale.

La somma che la società nata in California dovrà restituire al fisco non è ancora stata decisa; spetterà all’Agenzia delle entrate definire la cifra. Se Google non volesse arrendersi alle autorità italiane, potrebbe arrivare pagare anche più di 300 milioni di euro. L’azione del nostro Paese è stata elogiata dal giornale inglese The Times, che ha dedicato la copertina di mercoledì alla presa di posizione della giustizia italiana: “L’Italia dimostra all’Inghilterra come essere duri con Google”, ha titolato il quotidiano londinese, che ha invece criticato “la resa fiscale” del Regno Unito. Londra infatti ha preferito richiedere a Mountain View un risarcimento di 170 milioni di euro per imposte arretrate non pagate, sebbene la somma dovuta dalla società fosse verosimilmente più alta.

Una stima è stata fatta dall’esperto di politiche economiche Richard Murphy, secondo il quale Google avrebbe dovuto pagare 200 milioni di sterline all’anno dal 2005”.

Se le parti dovessero arrivare ad un accordo, l’Italia potrebbe vantare un’altra vittoria con un colosso americano: la prima sarebbe quella di dicembre dello scorso anno, quando è toccato ad Apple restituire 318 milioni di euro al fisco italiano per l’omessa dichiarazione dei redditi dal 2008 al 2013.