Continua la protesta dei lavoratori contro la legge El Khomri, che prende il nome dal ministro del lavoro, il jobs act francese. Dopo le manifestazioni in Piazza che si sono tenute da marzo ad oggi, a cui hanno partecipato centinaia di migliaia di francesi, le proteste sembrano degenerare o almeno inasprirsi. E se fino a ieri il Governo era fermo sulla sua posizione e difendeva a spada tratta la legge sulla Riforma del lavoro voluta dall'Unione europea, oggi sembra pronto a dialogare.
Bloccate raffinerie, centrali nucleari, ferrovie, a rischio metro e bus, carenza di carburante ed elettricità
La Francia è nel caos: 5 raffinerie su 8 sono bloccate. Un distributore di carburante su 5 è a secco nonostante il ricorso alle riserve strategiche. File di ore alle pompe di benzina per rifornirsi. La protesta si è estesa oggi anche alle centrali nucleari, causando un rallentamento nella fornitura di energia elettrica, ma il sindacato assicura "non lasceremo l'Europa al buio". I manifestanti occupano anche luoghi strategici quali autostrade, aeroporti e porti. Scioperano anche le ferrovie e dalla prossima settimana, dal 2 giugno, previsto sciopero illimitato di bus, metro e aviazione civile, tutto questo a pochi giorni dall'inizio degli Europei di calcio.
Secondo un sondaggio 7 francesi su 10 appoggiano la protesta e auspicano che la legge venga ritirata.
Scontro tra sindacato e governo, il Premier apre a possibili modifiche della Riforma
Il Governo a seguito delle dure proteste si è reso disponibile a rivedere la Riforma, perfino l'articolo 2 che finora era considerato un tabù. Il Premier Valls alla Bmf-tv ribadisce che il ritiro della legge non sarà possibile ma si dice disponibile a miglioramenti e quindi modifiche. Il Ministro delle finanze Sapin, invece, va oltre affermando che "bisognerà ritoccare l'articolo 2". E' l'articolo 2, che prevede di far prevalere gli accordi aziendali su quelli di categoria per orari di lavoro e ferie, la parte maggiormente contestata della riforma.
A scontrarsi e a dibattere con il Governo è il segretario del sindacato Cgt sezione chimica e petrolio, il Cgt è il principale sindacato alla guida delle proteste. Il Premier ha accusato i manifestanti di "ricatto", il segretario Lépine ha ribattuto che "se esercitare il diritto di sciopero diventa ricattare allora è la fine della democrazia" e ribadisce, tenendo testa al Premier, che la protesta terminerà solo quando la Riforma verrà ritirata. L'apertura del Governo sembra dunque non abbastanza per il sindacato.