Lunedì 16 maggio, Nicola Gratteri è entrato in carica come procuratore della Repubblica di Catanzaro e della DDA di tutta la Calabria tranne Reggio Calabria. Dopo ventitré anni nel tribunale reggino, il magistrato esperto nella lotta contro la criminalità organizzata, assume la direzione di una procura importante come quella di Catanzaro per l’appunto. E’ da tempo che Gratteri vive sotto scorta ed è un uomo che si tiene fuori da beghe politiche e correnti che agitano l’Associazionale nazionale magistrati, perché non ama le polemiche e ci tiene solo a concentrarsi solo sul suo lavoro, impegnativo, difficile, che gli occupa la maggior parte del tempo.
Nessuno dimentica la sua mancata nomina a Ministro della Giustizia, che Renzi avrebbe voluto nella sua squadra di Governo e su cui Giorgio Napolitano impose un secco diniego, e tutti hanno memoria del ruolo che Renzi gli offrì nella commissione per le riforme delle procedure penali, riforme mai arrivate in Parlamento. Eppure sarebbe bastato tenere conto dei suggerimenti del magistrato, per sanare una questione esplosa prepotentemente sulla durata dei processi che per il Governo hanno tempi biblici. Basterebbe, secondo il dossier fornito dal magistrato e che dorme chissà in quale cassetto a Palazzo Chigi, seguire quanto proposto.
Tutti siamo consci che per abbattere i tempi processuali occorrerebbe non arrivare alla prescrizione, specie per i reati ordinari.
Inoltre è risaputo che il magistrato ha sempre chiesto organici al completo e digitalizzazione dei servizi. In più, in un’intervista al Tg 3 Regione, Gratteri, che ha le idee chiare, ha parlato della nuova sede della Procura individuata in un ospedale militare dismesso.Dice Gratteri: “Sono già pronti dieci milioni per la ristrutturazione, si tratta adesso di fare un decreto, in quanto metà dei servizi sono destinati ad uso civico. Essendoci la disponibilità di accogliere tale richiesta da parte dei ministri Del Rio ed Orlando, se si può cambiare la Costituzione, non vedo perché non si possa agire in fretta su tale questione, essendo già disponibili i finanziamenti per cominciare a luglio i lavori, altrimenti andremo a sistemare gli uffici della procura a Germaneto ed i catanzaresi sanno benissimo che spostare in campagna gli uffici giudiziari comporta innumerevoli problemi di isolamento”.
La lotta alla ndrangheta è una cosa seria. Lo sa benissimo Gratteri che in questi lunghissimi anni ne ha studiato linguaggio, metodologia e strategia nell’agire da parte di un’organizzazione che ha esportato il suo modello specie in zone del Nord, dove si è insediata ed ha coinvolto imprenditori; insomma, una ndrangheta capace di fornire servizi a basso costo, compresa la manodopera sottopagata. Per uscire da questo cul de sac, la politica dovrebbe fare la sua parte invece di puntare a voti che non puzzano da qualsiasi parte provengano, ed assicurano la vittoria certa durante le competizioni elettorali.
Una sfida a tutto campo quella di Gratteri, chiamato a misurarsi su un territorio dove la politica non disdegna patti con le logge massoniche ben radicate e strutturate, specie quando ci sono finanziamenti di miliardi di euro d’accaparrarsi.
Gratteri vuole ridare speranza, fiducia non solo ai calabresi onesti, ma a tutti quei ragazzi che nelle scuole partecipano a progetti parlati sulla legalità, in quanto servono soltanto a qualche faccendiere che specula, e la mafia non si abbatte con convegni o manifestazioni ma con dati di fatto. Singolare il pensiero del magistrato quando afferma che se non si controlla il territorio appropriandosene, la disperazione sociale sarà l’arma vincente dei boss per reclutare persone legandole al carro della malavita. D’altronde, da uomo di comprovata esperienza, Gratteri si rende conto benissimo che questa Europa delle banche e della finanza non ha la cultura necessaria per capire il fenomeno e combatterlo.