Accade in Brasile, dove la corte suprema ha dapprima oscurato l'applicazione di messaggistica istantanea, Whatsapp, e poi revocato tale blocco. La decisione era stata presa dopo che la società americana si era rifiutata, più volte anche in passato, di fornire alla polizia locale tutti i dati necessari per poter portare alla luce prove concrete ed utili per alcuni indagini.
Il blocco in tutta l'area del Brasile era stato imposto dal giudice di Rio, Daniela Barbos, la quale era disposta ad accusare il responsabile legale di Facebook per intralcio alla giustizia. La risposta della società americana è stata semplice e dettagliata al tempo stesso 'Non ci è possibile condividere informazioni di cui la nostra società non è in possesso'. Ma questo non è servito ad arrestare l'avanzata della corte brasiliana.
Il blocco dell'App ed è subito polemica
Solo in Brasile risultano essere oltre cento milioni gli utenti ed utilizzatori di Whatsapp, l'applicazione che permette di condividere messaggi, foto, note vocali e video con i propri contatti.
E' bastato attendere qualche istante e la polemica non è tardata ad arrivare, accompagnata dalla nota dello sconcertato Jan Koum, cofondatore di WhatsApp, in cui rassicurava gli utenti dicendo loro che entro un breve periodo di tempo l'applicazione sarebbe stata nuovamente utilizzabile. Il giudice ha intanto intimato un "Alt" alle compagnie telefoniche, intimandole a sospendere il servizio, pena una multa salata di cinquanta mila reais (circa tredici mila euro) al giorno. Un ammonimento che non ha di certo lasciato indifferenti le varie compagnie telefoniche che hanno da subito bloccato l'applicazione di messaggistica. Non è certo la prima volta che la magistratura brasiliana impone una sospensione del servizio.
Nel dicembre dello scorso anno, infatti, un magistrato di Sao Bernardo do Campo aveva imposto un blocco di quarantotto ore, revocato subito dopo dal tribunale locale dopo la ricezione di un ricorso della compagnia americana; un altro blocco era stato imposto lo scordo maggio dalla magistratura di Sergipe, anch'esso revocato poiché considerato "sproporzionato e troppo punitivo per l'utenza". Il tutto contribuisce sempre più alla comprensione che società come queste e magistratura non sono ancora riuscite a trovare un punto di comune accordo.
Da fonti ufficiali, queste le parole di un portavoce di WhatApp: "Siamo lieti che le persone in Brasile possano accedere nuovamente a WhatsApp. La Corte Suprema ha respinto rapidamente il blocco, perché considerato sproporzionato e perché viola la fondamentale libertà di espressione delle persone.
Nella sua decisione, il capo della giustizia ha sottolineato come le persone provenienti da tutto il Brasile, tra cui i membri della magistratura, si affidano a WhatsApp per comunicare con gli altri ogni giorno, e sono proprio loro che subiscono le conseguenze maggiori quando un servizio è bloccato. Speriamo che questo metta fine ai blocchi che hanno punito milioni di brasiliani e che la gente possa continuare a utilizzare servizi come WhatsApp per rimanere in contatto con le persone che contano per loro".