Severino Antinori è stato rinviato a giudizio dal gup Anna Magelli con l'accusa di aver rubato ovuli a un'infermiera spagnola, di origini marocchine, che lavorava nella clinica Matris da lui diretta. Il processo inizierà il 17 novembre presso l'ottava sezione penale del Tribunale di Milano. Il medico respinge tutte le accuse e parla di 'persecuzione'.

Antinori è stato arrestato il 13 maggio, dai carabinieri del Nas di Milano, mentre si trovava all'aeroporto di Roma.

Con lui sono imputate anche le due segretarie, Marilena Muzzolini e Bruna Balduzzi, l'anestesista, Antonino Marcianò e Gianna Carabetta, accusate con il professore di estorsione ai danni di una paziente. Per loro il gup ha accettato le richieste dei legali e rinviato l'udienza al 12 settembre.

La strana storia dell'incontro di Antinori con l'infermiera

La giovane infermiera, in vacanza in Italia, mentre cenava da sola in un ristorante è stata avvicinata da Antinori che si sarebbe presentato come un 'medico famoso'. Lei gli avrebbe detto di avere di un diploma da infermiere e lui le avrebbe offerto un lavoro nella sua clinica e un alloggio in un piccolo hotel di Milano.

Un breve viaggio in Spagna e poi il repentino ritorno in Italia, l'inizio del lavoro in clinica Matris e poi la tragedia.

Stando al racconto del suo avvocato Roberta de Leo, la ragazza avrebbe chiesto aiuto al professore per una cisti ovarica. Il consiglio fu di risolvere con delle iniezioni ma poi, il 5 aprile, fu 'immobilizzata, anestetizzata e costretta a subire un'asportazione di ovuli'. Realizzato quanto accaduto, chiamò il 112. Per un malore post-intervento, fu ricoverata alla clinica Mangiagalli dove i medici hanno confermato il prelievo di ovuli. Una visita medico legale avrebbe rilevato la presenza di ecchimosi compatibili con le manovre di immobilizzazione per l'anestesia forzata.

La versione di Antinori invece racconta che la ragazza a marzo aveva sottoscritto un programma di “donazione” ma poi ad aprile 'dice di essere stata costretta all'intervento'.

Dalla perquisizione nella clinica i militari avrebbero prelevato 6 embrioni derivati dalla fecondazione degli ovuli dell'infermiera e sequestrato i moduli del consenso informato. Pare che la firma non coinciderebbe con quella della donna.

Severino Antinori è il gran guru dell'eterologa o un affarista privo di scrupoli?

La scarsa trasparenza nella documentazione della clinica Matris ha insinuato il sospetto che tra le donatrici ci fossero anche giovani donne italiane. Gli ospedali pubblici non riescono a soddisfare le richieste proprio per la carenza di donatrici e le cliniche private, che possono importarli dall'estero, spesso sono bloccate dagli iter burocratici. Far venire le donatrici straniere in Italia potrebbe essere la scorciatoia.

Antinori deve rispondere anche dell'accusa di estorsione ai danni di una coppia a cui avrebbe chiesto 28 mila euro, 16 mila in più del pattuito. Stando alle intercettazioni, li avrebbe minacciati con frasi del tipo 'i tuoi embrioni li rivedi tra 20 anni'. La difesa si giustifica con il fatto che la coppia non ha mai sporto denuncia e inoltre 'la signora ha anche ricevuto un mazzo di fiori'. Una “delicatezza” assente nei riguardi dell'infermiera indicata da Antinori come una 'donna di malaffare' affiliata 'dell'Isis'.

L'inchiesta sugli 'ovuli rubati' si intreccia con l'altra per stalking ai danni della moglie e delle figlie disposta dal pm Gabriella Fazi a Roma. Il medico, secondo gli investigatori, era convinto che in famiglia stessero preparando un sistema per ridimensionarlo nella gestione del patrimonio e la paura di essere emarginato lo avrebbe reso violento tra le mura domestiche.

Antinori si erge a vittima della giustizia e si paragona a Enzo Tortora ma, in realtà il suo sembra somigliare più al caso stamina di Davide Vannoni il quale, con il patteggiamento della pena sembra essere riuscito a voltare presto pagina e guadagnare la possibilità di trasferirsi all'estero. 'Andrò a lavorare in Russia' ha dichiarato.