Due giorni fa, il 21 luglio, il Consiglio di Stato ha respinto l'appello della Regione Lombardia e confermato la decisione del Tar. Ha ritenuto illegittimo far pagare agli assistiti le spese per la fecondazione eterologa quando quelle per l'omologa sono finanziate. 'Non è giustificata e risulta come una discriminazione'. Il dibattito sulla fecondazione assistita in Italia prosegue più intenso che mai e le diverse posizioni istituzionali sembrano ricalcare l'opinione divisa dei cittadini.
Il caso della Lombardia
A presentare il primo ricorso era stata l'associazione Sos infertilità che riteneva ingiusta la disparità di trattamento per le coppie affette da sterilità o infertilità assolute.
La sentenza è stata accolta con favore anche dall'associazione Luca Coscioni, il cui segretario, Filomena Gallo, ha rimarcato la sconfitta di una 'politica, che ancora una volta ha rinunciato al proprio ruolo di garante degli interessi di tutti i cittadini'.
Per l'assessore Giulio Gallera 'è curioso che i giudici censurino le disparità di trattamento solo perché la Lombardia ha un sistema sanitario virtuoso e un bilancio in attivo'. Seguendo questo criterio la disparità sarebbe lecita in regioni 'con i conti in dissesto'. Paola Macchi, consigliere del M5S, parla di 'chiusure mentali da Medioevo' da parte della 'cricca del neo moralizzatore Maroni' il quale ha “buttato” soldi pubblici in avvocati per 'cancellare in Lombardia la democrazia e la laicità'.
Le motivazioni alla base della sentenza dei giudici sembrano molto chiare: non si possono e non si devono discriminare i pazienti in base alle loro capacità economiche. È un concetto esemplare che lascia intendere la presenza di un servizio sanitario nazionale altrettanto equo. Ma è la realtà? Uno sguardo panoramico alla situazione nelle altre regioni italiane lascia emergere un quadro tutt'altro che roseo.
Cosa accade nel resto d'Italia?
Il 13 aprile 2016 Adnkronos ha resi pubblici i risultati di un'indagine condotta per monitorare la pratica della fecondazione eterologa negli ospedali pubblici italiani dove gli assistiti pagano solo il ticket (che si aggira sui 500 euro) e nel caso di Bologna neanche quello.
Le strutture sono pochissime: l'ospedale Careggi di Firenze, il Santa Maria degli Angeli di Pordenone, il S. Orsola-Malpighi di Bologna. I 3 centri accreditati dalla Regione Lazio non sono ancora partiti. Stesso discorso per la Regione Lombardia. Di contro a Roma e Milano operano numerosi centri privati e convenzionati per l'infertilità che praticano anche l'eterologa.
Ma gli italiani cosa pensano dell'eterologa?
I bambini nati con la tecnica della fecondazione assistita sono in media il 2-3% del totale. Da aprile 2014, con la modifica della Legge 40/2004 che vietava l'eterologa in Italia è stato possibile ottenere 246 cicli di fecondazione, 94 gravidanze e 50 bambini nati. Il ricorso e le richieste dell'eterologa sono in costante aumento anche per il continuo crescere dell'età media delle gestanti.
L'unica cosa che proprio non sembra voler aumentare è il numero di donatori. In Italia il commercio di gameti è vietato, quindi le donazioni devono essere gratuite e volontarie. Ma questo spirito di solidarietà sembra essere un po' carente negli italiani. Alcuni ne vedono la causa nella scarsa informazione, nella mancanza di una campagna di sensibilizzazione che sicuramente non c'è ma è solo questo o c'è dell'altro?
L'egg sharing è la disponibilità a donare ovociti “sovrannumerari” da parte di donne già in cura per altre procedure. Enrico Papaleo del San Raffaele ha provato a tastare il campo con le sue pazienti: la risposta è stata no '9 volte su 10'. Leggendo i commenti di svariati forum emerge in maniera inequivocabile che chi il problema non l'ha non lo avverte come tale, come una malattia o una necessità bensì un capriccio tanto più fastidioso quanto maggiormente ricade sulle casse pubbliche.