"L'indifferenza nei confronti della dignità e del corpo della donna, dimostrata dall'Antinori, obnubilato dalla finalità di guadagno rende evidente il pericolo della commissione di delitti della stessa specie". Queste le parole scritte nell'ordinanza di custodia cautelare dal giudice per le indagini preliminari di Milano Giulio Fanales, con le quali sigiustifica la necessità che Severino Antinori resti in carcere. Il medico, agli arresti domiciliari con l'accusa di aver "rubato" senza consenso degli ovuli ad una donna, potrebbe cioè commettere di nuovo lo stesso reato in quanto accecato dai soldi.
Rapina aggravata e lesioni personali aggravate, questi i reati contestati
Da venerdì 13 maggio Antinori è agli arresti con l'accusa di aver prelevato 8 ovuli ad una giovane donna spagnola alla quale, si legge sempre nell'ordinanza,era stata prospettata "la necessità di una semplice operazione chirurgica in anestesia locale, pena la 'esplosione' dell'utero". Parole terribili, che se confermate renderebbero bene la paura provata da una donna che si affida alle cure di chi dovrebbe tutelare prima di tutto la sua salute. La donna, spiega il Gip Fanales, è "spagnola di origine maghrebine residente in provincia di Malaga, diplomata come infermiera, all'epoca dei fatti disoccupata, dotata di un'assai limitata conoscenza della lingua italiana".
La telefonata di aiuto della donna e la complicità delle segretarie
C'è un altro passaggio nell'ordinanza, ed è quello che si riferisce alla telefonata fatta dalla giovane donna alla polizia. Risvegliatasi dall'operazione, la stessa si sarebbe resa conto di non avere più il suo cellulare. Avrebbe pertanto effettuato una telefonata da un telefono pubblico, per denunciare di essere stata "immobilizzata esedata".
Sul suo corpo, notizia Ansa, come riportato dal referto medico della clinica Mangiagalli nella quale è stata successivamente ricoverata, sarebbero state rinvenute ecchimosi. Sono tutt'ora in corso le indagini, mentre arriva la notizia di un malore del medico. Rimangono gravi e pesanti le accuse a carico di Antinori e delle sue segretarie, secondo il Gip "disposte a tutto pur di assecondare i desideri del datore di lavoro" raggiunte dall'obbligo di dimora.Tutto da dimostrare fino a prova contraria.
Rimane ad oggi quella telefonata di una donna in lacrime che si è vista violata nella sua parte più profonda, con la presunta violenza di uncelebre medico e la presunta complicità dialtre donne; forse, questa,la paura più brutta, quella di essere solo un corpo depredato da chi dovrebbe mettere la nostra salute al di sopra di ogni cosa.
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