Mentre in Turchia la maggioranza della popolazione, e per inciso la parte che sostiene le politiche di Erdogan, fanno pressione affinché il governo assuma provvedimenti basati sui precetti dell'Islam, smantellando poco a poco la laicità dello stato introdotta dal fondatore della Turchia moderna Mustafa Kemal Atatürk, in Iran i giovani non vedono di buon occhio le leggi religiose, come la costrizione per le donne di indossare l'hijab, il classico velo islamico che copre la testa.

Sui social è partita una pacifica campagna di protesta, dove gli uomini condividono fotografie che li ritraggono con indosso il velo, spesso a fianco di ragazze che invece non lo indossano. L'iniziativa è diventata virale, ed è stata partecipatissima.

La legge che impone il velo alle donne iraniane

La legge oggetto della contestazione è quella che impone alle donne di indossare l'hijab, e la sua introduzione risale al 1983, quattro anni dopo la "rivoluzione del 1979" che portò all'introduzione di una Costituzione basata sui precetti del Corano. La normativa non prescrive alle donne solo di indossare il velo, ma disciplina in modo ferreo anche l'abbigliamento da indossare in pubblico, ovvero "abiti larghi che non lascino trasparire niente".

La Repubblica islamica dell'Iran - il nome completo del paese è questo - è una vera e propria teocrazia, dove il presidente è affiancato da un Ayatollah, una guida suprema religiosa. Ma una crescente parte della popolazione, ed in particolare i giovani, sono stanchi di dover vivere in un modo che ritengono retrogrado.

La solidarietà degli uomini iraniani

È stata la giornalista iraniana Masih Alinejad a lanciare l'iniziativa degli uomini velati, twittando l'hashtag #MenInHijab a cui hanno immediatamente aderito in molti. "Ci tengo molto alla mia libertà personale, pertanto non posso restare a guardare dinnanzi alle privazioni a cui sono sottoposte le donne iraniane" ha commentato un uomo che ha twittato una sua foto mentre indossa il velo della nipote.

Non è la prima volta che i giovani iraniani assumono iniziative di protesta contro le leggi coraniche e contro la censura governativa, che talvolta vengono represse anche a suon di incarcerazioni. In un paese di oltre 70 milioni di persone dove il 60% della popolazione ha meno di trent'anni, la voglia di cambiamento e di modernità sembra avanzare inarrestabile.