Si chiama "Euphrates Wrath Operation" la campagna partita a novembre per la riconquista di Raqqa, la città siriana nelle mani dell'Isis dal 2013, che ne ha fatto la sua capitale. Il 5 febbraio è partita la terza fase che ha come obiettivo l'attacco militare nella parte orientale limitrofa, dove già sono stati liberati alcuni villaggi. Da lì s’intende chiudere la città ad est.
La strategia è pianificata dalle "Forze Democratiche Siriane" (SDF), una confederazione di unità militari kurde, arabe e assire, a cui fin dall'inizio gli Stati Uniti hanno dato il loro appoggio. La terza fase della campagna viene avviata a pochi giorni dall'anniversario della liberazione di Kobane, il 27 gennaio 2015, quando le milizie kurde si ripresero la loro città, facendola diventare il simbolo della nuova regione autonoma confederale di democrazia dal basso nel nord della Siria chiamata Rojava.
Seguendo il fiume Eufrate
La campagna per la presa di raqqa era cominciata con la prima fase, il 6 novembre 2016, finalizzata a raggiungere la città da nord e assicurarsi il posizionamento sulle rive del fiume Balikh, che confluisce nell’Eufrate.
In tal modo le forze militari SDF hanno liberato circa 560 chilometri quadrati. La seconda fase è stata avviata circa un mese dopo, il 10 dicembre, attaccando la città a 50 chilometri, dalla parte ovest, prendendo come riferimento strategico la diga di Tabqa Dam. In tutto fino a questo momento sono stati messi in sicurezza più di 3000 chilometri quadrati con 236 villaggi liberati.
Il sostegno della gente alla liberazione
Cihan Shekh Ehmed, portavoce ufficiale delle SDF, in una conferenza stampa, come riporta AraNews, ha spiegato l’organizzazione della campagna orientale: "La terza fase ha lo scopo di liberare la parte orientale del Governatorato di Raqqa dall’ISIS, e salvare la nostra gente… La brutalità di questo gruppo terroristico aumenta man mano che accerchiamo la sua capitale de facto… La gente, le componenti sociali, i leader tribali di Raqqa stanno pienamente sostenendo le SDF da quando l’operazione è partita… Il supporto degli Stati Uniti ha giocato un ruolo chiave, fornendo la copertura aerea alle nostre truppe di terra, oltre che al sostegno logistico e alla formazione".
Il portavoce delle SDF ha confermato le cifre sulle perdite da parte dell’Isis in tutta la campagna: 620 jihasìdisti uccisi, 18 catturati, 40 autobombe distrutte, e una grande quantità di armi, munizioni e veicoli sequestrati.
Verso il confine con l‘Iraq
La campagna orientale, in poche ore, grazie alla copertura aerea statunitense, ha già ottenuto il risultato di aver liberato le città di Hadi e Natali, costringendo l’Isis alla ritirata e, se il buongiorno si vede dal mattino, tutto lascerebbe supporre che questi due avamposti potrebbero facilitare le operazioni di questa terza fase. Anche perché alla campagna di liberazione di Raqqa si sono aggregati vari gruppi militari arabi come la "Syrian Elite Forces" tremila uomini che provengono da Deir ez-Zor, città dell’area centro-orientale della Siria, verso il confine con l’Iraq, che dovrebbe essere il prossimo obiettivo militare delle SDF dopo Raqqa.
Il comandante Muhedi Jayila ad Ara News: "Oggi stiamo combattendo qui a Raqqa e non vediamo l'ora di affrontare presto l‘ISIS nella nostra città natale Deir ez-Zor… I terroristi dell‘ISIS hanno deportato migliaia di nostre persone e ucciso molte altre".