Il bilancio del mostruoso raid aereo di Khan Sheikhoun è salito a 72 morti. Nelle ultime 24 ore si sono alternate le foto e le immagini dei corpi martoriati e dei bambini agonizzanti. Nel frattempo il governo di Mosca ha elaborato una sua teoria per scagionare se stesso e l’alleato Assad dall’accusa di aver commesso questo efferato crimine. Le dichiarazioni rilasciate da un portavoce russo si soffermano su un rilevamento effettuato dalle loro attività militari secondo le quali l’aviazione siriana avrebbe bombardato dei depositi di armi nella periferia orientale di Khan Sheikhoun, dei ribelli islamisti, ex al-nusra, vicini ad al-qaeda, che hanno in mano la città.

In questi edifici, secondo il resoconto ufficiale di Mosca, in quella fabbrica ci sarebbero state delle armi chimiche, che producono sintomi simili a quelli riscontrati nella giornata di martedì 4 aprile, utilizzate dai ribelli sia in Iraq che ad Aleppo.

La linea rossa ambiguamente oltrepassata

Il tema purtroppo sembra essere un altro dato che le prove acquisite dagli organismi internazionali condannano inequivocabilmente la ferocia di Assad contro il suo stesso popolo. Quando nel 2014 Obama parlò della linea rossa da non oltrepassare nell’uso di armi non convenzionali, in seguito alla strage del 21 agosto 2013, nella parte est di Damasco, che provocò 1.400 morti, dove gli ispettori Onu denunciarono l’uso del gas nervino Sarin, la minaccia di una guerra direttamente condotta dagli Stati Uniti contro la Siria convinse Assad ad ammettere di possedere le armi chimiche e di distruggerle.

Dopo la minaccia di Obama la Russia e la Cina fermarono la Corte penale internazionale ad aprire una inchiesta sull’accaduto. In molti espressero il dubbio che il regime siriano avesse dichiarato solo parte di ciò che venne distrutto. Sicuramente non fu così per il gas al cloro, utilizzato formalmente per scopi industriali, ma anche per attacchi aerei effettuati tra il 2014 e il 2016.

Le prove degli orrori di Assad

Proprio nel marzo di quest’anno la Commissione d’inchiesta internazionale indipendente sulla Siria dell’Onu ha pubblicato il rapporto all’interno del quale si sottolineano i crimini di guerra del regime di Assad, soffermandosi sul periodo tra il 21 luglio e 22 dicembre del 2016, per l’uso di armi non convenzionali.

Oltre al gas cloro si elencano nel rapporto gli esplosivi perforanti, a frammentazione e incendiari. Fece inorridire l’attacco al convoglio umanitario del 19 settembre 2016, poiché “meticolosamente pianificato e spietatamente effettuato”. Analisi forensi dei reperti, immagini satellitari e 291 interviste a superstiti costituiscono le prove inoppugnabili degli orrori commessi dal dittatore siriano contro il suo stesso popolo. Nel rapporto viene specificato che l’unica cosa che non è stato possibile stabilire con certezza è se queste armi non convenzionali sono state utilizzate solo dall’aviazione siriana o anche da quella russa dato che gli aerei in dotazione sono i medesimi. Poi c’è la battaglia di Aleppo tra il 17 novembre e il 13 dicembre 2016 analizzata in un rapporto di “Human Rights Watch” del febbraio scorso dove viene accuratamente documentato l’uso di cloro che ha ucciso 9 persone, tra cui 4 bambini, e prodotto 200 feriti.