"Chi fugge dal suo Paese e chiede asilo in Italia non può essere denigrato e umiliato con il termine clandestino" è quanto ha dichiarato il giudice Martina Flamini della prima sezione civile del tribunale ordinario di Milano: la Lega Nord è stata condannata a pagare 10 mila euro di danni e 4 mila euro per le spese processuali "per il carattere discriminatorio e denigratorio nell'uso dell'espressione clandestini" usata nei manifesti appesi a Saronno nel 2016.
Una sentenza storica, e quanto mai tardiva, che potrebbe causare problemi a tutti i componenti del Carroccio - a partire dal suo segretario Matteo Salvini - che da anni bollano i profughi con il termine "clandestini".
Il perché della sentenza
Nel 2016 a Saronno, la Caritas Ambrosiana presenta un progetto di ospitalità per 32 profughi presso una ex-sede del liceo G.B Grassi (ora gestita dalle suore), ma la giunta - per voce del sindaco leghista Alessandro Fagioli - nega i permessi necessari. "Non voglio africani maschi vicino alle scuole dove vanno le nostre studentesse", queste le parole usate dal sindaco per giustificare il rifiuto, aggiungendo poi che "questi presunti profughi non sarebbero nemmeno siriani, ma uomini africani adulti, e con tutti i problemi di sicurezza, scippi, furti e spaccio che già ci sono, ecco, io credo che i saronnesi non sarebbero proprio contenti".
A nulla è valso l'appello del direttore della Caritas Luciano Gualzetti, per Fagioli "finché io sarò sindaco, di quel centro di accoglienza non se ne farà nulla". L'indomani la sede locale della Lega Nord ha tappezzato il centro con dei manifesti recitanti "Renzi e Alfano complici dell'invasione. Saronno non vuole clandestini". Da tutto questo è partita poi la denuncia presentata da Asgi e Naga, due associazioni di volontariato, che si è risolta con la condanna per la Lega Nord, costretta anche a pubblicare il provvedimento su tutti i suoi siti internet per bilanciare gli effetti della campagna discriminatoria causata dai manifesti.
Non si è fatta attendere la replica del governatore della Lombardia Roberto Maroni, che per mezzo di Facebook ha definito "pazzesca" la sentenza ed aggiunto come "ora i veri clandestini siamo noi". Un provvedimento coraggioso, ma che obbliga i partiti di estrema destra a prestare più attenzione alle loro dichiarazioni e a capire che "clandestino" e "profugo" non sono la stessa cosa.