Notevoli passi in avanti nella comprensione del Morbo di alzheimer, una malattia che colpisce circa mezzo milione di italiani over 60. Un gruppo di scienziati italiani della fondazione IRCCS Santa Lucia, del Cnr di Roma e dell'università Campus Bio-Medico, coordinati dal professore associato di Fisiologia Umana e Neurofisiologia all'università Campus Bio-Medico di Roma, Marcello d'Amelio, avrebbe scoperto che la causa della malattia non sarebbe da ricercarsi nell'ippocampo - la struttura del cervello adibita alla memorizzazione - ma nell'area coinvolta nei meccanismi di regolazione del tono dell’umore, questo non esclude il legame con l’ippocampo, che comunque esiste.

Ed è determinato dalla stessa dopamina. Il neurotrasmettitore, sintetizzato nell’area tegmentale ventrale, viaggia infatti verso l’ippocampo. Nel momento in cui la sorgente è danneggiata, il mediatore risulta insufficiente, se non del tutto assente. Da qui il danno alla memoria, provocato dal deficit che si determina a livello dell’ipotalamo.

Un effetto "domino"

La notevole importanza della Ricerca, pubblicata il 3 aprile su Nature Communications, è dovuta anche al fatto che ha puntato la sua attenzione su di un'area - quella tegmentale ventrale - che non era mai stata approfondita nello studio della malattia di Alzheimer, in quanto molto profonda e dunque difficile da indagare. Il dottor D'Amelio spiega che come in un effetto domino, la morte di neuroni deputati alla produzione di dopamina provoca il mancato arrivo di questa sostanza nell’ippocampo, causandone il ‘tilt’ che genera la perdita dei ricordi.

L’ipotesi è stata confermata in laboratorio, somministrando su modelli animali con Alzheimer, due diverse terapie: una con un amminoacido precursore della dopamina (L-DOPA), l’altra a base di un farmaco che ne inibisce la degradazione, in entrambi i casi, si è registrato il recupero della memoria insieme a un pieno ripristino della motivazione. Tutto ciò, secondo D'Amelio spiegherebbe come l'Alzheimer sarebbe collegato ad un calo di interesse per le attività, fino ad arrivare alla depressione.