Richard Gamache Jr, 24 anni del Missouri (Usa) deve rispondere di maltrattamento su minori e omicidio colposo dopo aver provocato la morte della piccola Addie Cook, figlia di due anni della sua compagna, a seguito di un gioco violento fatto su di lei.
Gamache l'ha usata come "cavia" per provare delle mosse di wrestling, la lotta sportiva molto popolare negli Stati Uniti, basata su manovre e prese violente per neutralizzare un avversario, non certo una bambina indifesa.
La piccola arrivata in ospedale con le convulsioni, è morta dopo due giorni di agonia. I medici hanno allertato la polizia che ha arrestato sia l'uomo che la madre della bimba, Cheyenne Cook, di 19 anni.
Il patrigno ha usato la bambina per provare la 'Batista Bomb'
Due giorni fa, Gamache ha utilizzato Addie come fosse uno "sparring partner", l'avversario che si cerca di mettere a tappeto nei match di lotta sportiva. Con la differenza che la bambina a soli 2 anni non aveva certo né la possibilità di difendersi né tantomeno una corporatura per sopportare colpi estremi.
Il patrigno ha provato su di lei quella che in gergo viene chiamata "Batista Bomb": una mossa cruenta che consiste nel sollevare l'avversario per le gambe, mettendolo a testa in giù per poi gettarlo di spalle sul pavimento.
Addie è stata violentemente scaraventata a terra e schiacciata dal peso dell'uomo. A seguito del colpo, ha cominciato ad avere convulsioni. A quel punto, Gamache e la madre della bambina, che fino a quel momento era stata consenziente, hanno dovuto necessariamente chiamare i soccorsi.
Per la polizia la piccola è stata torturata
Addie è stata trasportata d'urgenza al pronto soccorso e trasferita dopo un primo intervento in terapia intensiva. Ha lottato tra la vita e la morte per due giorni, ma non ce l'ha fatta. I medici hanno riscontrato sul suo corpo anche diversi traumi e contusioni che fanno pensare a violenze domestiche abituali.
"Questa piccola è stata fondamentalmente torturata", ha dichiarato David Marshak, capo della polizia locale, in un comunicato ufficiale.
Tra le prove raccolte dagli investigatori, ci sono i messaggi che la madre e il patrigno si sono scambiati che rivelano particolari sui maltrattamenti subiti dalla bambina e il tentativo di nascondere gli abusi. La madre è stata complice del crimine per aver assistito alle violenze senza denunciarle, interromperle, chiamare i soccorsi. Anzi in ultimo ha cercato persino di coprire il compagno.
La famiglia della sfortunata bambina ha autorizzato l'espianto degli organi per salvare altre piccole vite, mentre ha avviato una campagna online di finanziamento per poter coprire le spese del funerale.