“L’Italia è una repubblica fondata sul…”, grida papa Francesco di fronte ai 3500 operai dell’Ilva di genova, accorsi per accoglierlo durante il suo primo viaggio pastorale nel capoluogo ligure. E i lavoratori, con un coro che sembra un boato, rispondono: “…sul lavoro!”. È questo il clima che si respirava questa mattina, 27 maggio, nella città di Genova. E Papa Francesco non ha di certo deluso le aspettative di quanti si aspettavano parole di conforto e di speranza. Il suo è stato un discorso quasi da sindacalista, comunque da leader delle masse popolari.
Di fronte ai circa 3500 operai ammessi all’interno della sede Ilva, in attesa fin dalle sette del mattino con tanto di bandierine bianche e gialle (i colori del Vaticano) con su scritto ‘Viva il papa’, Francesco ha pronunciato parole coraggiose che ormai i politici hanno paura solo a pensare.
Francesco come Karl Marx
Alla presenza di autorità di secondo piano - come il segretario della Fim Alessandro Vella o il segretario della Camera del lavoro di Genova Ivano Bosco -, e del segretario uscente della Cei Angelo Bagnasco, papa Francesco ha risposto alle domande poste da un sindacalista, un imprenditore, un lavoratore e una disoccupata. E, a quel punto, senza peli sulla lingua, ha snocciolato un repertorio di risposte degne quasi di Karl Marx.
A detta di Bergoglio non esiste solo il “lavoro buono”, ma anche i “lavori cattivi” come quelli legati al traffico d’armi, alla malavita e al gioco d’azzardo. Altro lavoro definito cattivo è quello “di chi è pagato per non avere orari”, come nel caso delle attività commerciali che scelgono di rimanere aperte 24 ore su 24, favorendo il “culto” del consumismo e dell’edonismo nella società quando, al contrario, “il lavoro è fatica”.
‘Non reddito, ma lavoro per tutti’
Il papa operaio entusiasma la folla dei presenti quando, come un Placido Rizzotto qualsiasi, inquadra l’obiettivo a cui deve ambire la società, che non è “reddito per tutti”, ma “lavoro per tutti”. Una questione di dignità e non di denaro, insomma. Spiega il papa che non bisogna assolutamente pensare che un lavoratore possa rendere al massimo “solo perché pagato”.
La molla che fa scattare la voglia di lavorare bene è, invece, proprio la “dignità”.
E, in questo senso, è fondamentale il rapporto che si instaura tra imprenditore e impiegati. Chi avvia un’impresa, precisa Bergoglio, deve infatti “conoscere i suoi lavoratori” e “lavorare con loro”. Inutile e controproducente, sostiene il Pontefice argentino, cercare di “risolvere problemi licenziando”, perché “nessun bravo imprenditore ama licenziare la sua gente”. Al centro delle preoccupazioni papali, infine, anche la critica al “sistema politico” che, denuncia, “a volte sembra avvantaggiare chi specula e non chi investe”.