La città del divertimento notturno e del gioco d’azzardo è diventata nel giro di pochi minuti il teatro del terrore compiuto da un uomo che ha fatto fuoco con un arsenale di armi su oltre 20mila persone che stavano assistendo a un concerto al Route 91 Harvest Festival. Una folla stava ascoltando un festival di musica country molto importante e apprezzato negli Stati Uniti.
Il divertimento si è rapidamente trasformato in paura nel giro di pochi secondi. L’esecutore di tale mattanza, che ha sparato dal 32esimo del Mandalay Bay Hotel con un fucile d'assalto AK-47, sul tipo di quelli usati in guerra, modificato per esplodere colpi in più rapida successione solo tenendo premuto il grilletto, si chiama Stephen Paddock, ha 64 anni e quando la polizia ha cercato di entrare nella sua stanza, ha sparato contro la porta e poi si è suicidato prima che gli agenti riuscissero ad arrestarlo. Ancora il giorno dopo la strage, 59 morti e oltre 500 feriti, si sta cercando di capire se quello di Paddock sia stato il gesto di una persona impazzita oppure se si tratti di un atto di terrorismo.
Non convince la rivendicazione dell'Isis
Infatti, solamente dopo alcune ore l’Isis ha rivendicato l’attentato. Secondo il sedicente Stato islamico l’uomo sarebbe un “lupo solitario” che si sarebbe convertito al fanatismo islamico negli ultimi sei mesi cambiando nome in Samir Al-Hajib. Ci sono ancora dubbi su tale rivendicazione tanto che il presidente degli USA Donald Trump, nel suo discorso alla nazione, non ha parlato di qualcosa legato al terrorismo e si è limitato a tentare di dare conforto alle famiglie dei morti e dei feriti. In seguito alla sparatoria più sanguinosa che si ricordi nella storia degli Stati Uniti. E' stato deciso che tutte le bandiere a stelle e strisce resteranno a mezz’asta fino al tramonto del 6 ottobre
L'assassino in passato aveva fatto causa a un hotel di Las Vegas
Per il momento, il gravissimo atto rimane ancora avvolto nel mistero.
A Mesquite, a 130 chilometri di Las Vegas dove abitava, l’assassino non era conosciuto per fatti di cronaca nera alla polizia locale. Anche secondo il fratello Erik, Stephen era una persona normale e non aveva alcuna particolare fede politica o religiosa. L’unico indizio interessante, emerso dal lavoro degli investigatori che nelle ultime ore stanno esplorando ogni pista, sta nel fatto che che in passato l’omicida-suicida aveva fatto causa al Cosmopolitan hotel and casinò di Las Vegas. I dettagli al momento non sono ancora chiari, ma pare che fu contestata una negligenza della proprietà. L'azione legale di Stephen Paddock fu poi respinta senza alcuna possibilità di appello e le parti raggiunsero un accordo grazie a un arbitrato.
Un po’ poco per prendersela con l’intera Las Vegas in modo così truce e uccidere senza pietà, con un arsenale di armi in camera. Quanto basta per riaprire negli Usa il grande dibattito su come si possa acquistare armi in così notevole quantità e riuscire a farle passare senza essere viste all'entrata di un hotel.