Il 1° marzo 2012 moriva Lucio Dalla, uno dei più grandi artisti italiani. Estroverso, sempre nuovo, mai scontato ed eccezionale interprete del senso musicale del suo tempo, il cantautore bolognese ha lasciato un'eredità ben più grande di quella di cui recentemente si è parlato sui giornali, un'eredità fatta di brani impagabili come Caruso, Piazza Grande, L'anno che verrà, Cara e altri invece eclettici, quasi sperimentali, come Henna o Futura.



Dalla è stato più volte ricordato negli ultimi anni, e non solo nella sua Bologna, dove ancora oggi vengono quotidianamente suonati i suoi più grandi successi, ma anche in Italia e in Europa. E sono soprattutto i giovani a richiamarlo in causa: gruppi musicali, attori, fotografi: tutti attratti dalla spiccata e sensibile personalità del grande Lucio. Basti pensare all'ultimo Festival di Sanremo, quando il giovane cantautore scozzese Paolo Nutini si è presentato sul palco sulle note di Caruso.

Ma qualcosa ancora mancava. Basta fare un salto nella casa bolognese dell'artista per rendersene conto.

E' rimasto tutto come Lucio aveva lasciato prima di partire per la tournee europea nel corso della quale è poi scomparso. Libri, appunti, quadri, opere d'arte, arredamento etnico: tracce di una vissuta con interesse.

E la vita di Lucio Dalla, così particolarmente unica ed intensa, andava ripercorsa, dall'inizio. Lo ha fatto il regista messinese Mario Sesti, che ha ideato e diretto "Senza Lucio", un film documentario sul grande cantautore che sarà presentato in anteprima al 32° Torino Film Festival il 28 novembre. "Questo film", ha voluto specificare il regista, "nasce dall'esigenza di raccontare il vuoto che la morte di Lucio ci ha lasciato". A raccontare la sua vita sarà l'attore e fotografo Marco Alemanno, con cui Dalla ha vissuto un percorso di crescita personale e professionale molto intenso. Hanno partecipato al lungometraggio anche Renzo Arbore, Toni Servillo, John Turturro, i fratelli Taviani, Isabella Rossellini, Enzo Bianchi e Mimmo Paladino.