Esattamente due secoli fa, il 18 giugno del 1815, a Waterloo, in Belgio, avvenne l'ultima battaglia, e anche l'ultima sconfitta, di Napoleone: l'esito di questo scontro, a favore della coalizione antifrancese guidata dal Duca di Wellington, condizionò in maniera definitiva tutto l'assetto politico europeo dell'Ottocento. La battaglia di Waterloo fu praticamente il culmine negativo di tutta una serie di eventi che travolsero la Francia imperiale e Napoleone dopo la disfatta di Russia del 1812.
Gli antefatti e le ragioni della battaglia
Nel 1814 Napoleone, tradito da molti e con un esercito rimaneggiato, fu costretto ad abdicare per la prima volta dopo essere stato piegato da un'ennesima coalizione avversa. Seguì l'inizio di un periodo denominato della "Restaurazione", che vide il ritorno sul trono di Francia di un Borbone, Re Luigi XVIII, mentre Napoleone fu costretto all'esilio sull'isola d'Elba.
Ma questa illusoria tregua durò poco: il 1° marzo 1815 Napoleone, fuggito dall'Elba, sbarcò in Francia e, raccogliendo seguaci sul suo cammino, tornò a Parigi riassumendo il potere per il periodo denominato dei "Cento giorni".
Immediatamente si creò una nuova coalizione antifrancese guidata dal Duca di Wellington e formata da Gran Bretagna, Paesi Bassi, Regno di Hannover, Prussia e Imperi Austro-Ungarico e Russo.
L'andamento della battaglia
La coalizione antifrancese era superiore per uomini e mezzi, ma gran parte delle sue forze erano ancora separate e sparse per l'Europa. Napoleone decise così di agire in fretta e d'astuzia, cercando di battere separatamente i suoi nemici. Il 16 giugno i francesi attaccarono vittoriosamente i prussiani a Ligny, ma non riuscirono a distruggerli completamente, e così il feldmaresciallo prussiano Blücher, inseguito vanamente dal generale francese Grouchy, potè disimpegnarsi e rimanere pericoloso.
Napoleone si rivolse così verso Wellington, che si era schierato sull'altopiano di Mont-Saint-Jean, vicino a Waterloo: gli anglo-alleati contavano 67000 uomini, mentre i francesi ne potevano opporre 74000, con una certa superiorità in fatto di artiglieria.
Le piogge rimandarono lo scontro, che avvenne solo il 18 giugno, verso mezzogiorno (e questo ritardo fu fatale ai francesi): Napoleone attaccò sulla destra degli alleati, verso Hougoumont (dove rimase bloccato per molte ore) e al centro, verso la Haie-Sainte, dove riuscì a sfondare solo nel tardo pomeriggio. A questo punto il generale francese Ney, credendo che gli anglo-alleati stessero crollando, ordinò alla Vecchia Guardia di avanzare per il colpo di grazia, ma gli inglesi, organizzati in quadrati compatti, resistettero.
Le sorti dello scontro volsero a favore di Wellington quando, in serata, Blücher intervenne in suo soccorso, ricacciando l'armata napoleonica che fuggì in rotta. Sul campo rimasero, in tutto, circa 40000 tra morti, feriti e dispersi: una immane carneficina.
Le conseguenze della battaglia
Questa sconfitta consegnò definitivamente Napoleone nelle mani degli inglesi, che questa volta lo esiliarono molto più lontano, nell'isola di Sant'Elena, in mezzo all'Oceano Atlantico, dove l'ex imperatore dei francesi morì il 5 maggio del 1821. Il Congresso di Vienna del 1815 organizzò la restaurazione monarchica e aristocratica in tutta l'Europa travolta da Bonaparte, ma i semi della Rivoluzione francese e del moderno stato napoleonico sarebbero comunque presto germogliati in molte parti del continente e prima della fine dello stesso secolo.