La caotica e delicata situazione libica è diventata sempre più importante per noi perché, oltre all’emergenza dei migranti (che provengono per la maggior parte da lì), oltre alla lotta all’Isis (che alligna ancora in parte a Sirte) e oltre alle annose e varie divisioni tribali, ora nel Paese nordafricano si aggiunge anche il problema di un nuovo sequestro di tecnici italiani.

L’attuale caos libico rischia di coinvolgere in maniera molto seria l’Italia anche perché, dopo la quasi certa sconfitta dell’Isis, si profila all’orizzonte uno scontro fra Tripoli e Tobruk per il controllo del petrolio locale.

Il sequestro dei due tecnici italiani

Il nostro ministero degli Esteri si occupa da qualche giorno anche del sequestro di due tecnici italiani avvenuto a pochi chilometri a Nord di Ghat, vicino al confine meridionale con l’Algeria.

I due nostri connazionali, precisamente Bruno Cacace, 56enne residente nel Cuneese, e Danilo Calonego, 68enne originario del bellunese, insieme a Frank Boccia, un loro collega italo-canadese, e all’autista stavano raggiungendo, di prima mattina, la sede della loro azienda (che ha un cantiere all’aeroporto di Ghat), quando un gruppo di uomini armati li ha sequestrati lungo il percorso.

I rapitori, che hanno legato e abbandonato l’autista, non si sa se appartengano a gruppi terroristici (anche se il governo di Tobruk ipotizza che dietro al fatto ci sia Al-Qaeda), ma, se così non fosse, c’è comunque il rischio che possano vendere gli ostaggi ai suddetti terroristi, che imperversano nella zona.

Al momento la situazione è seguita con la massima cautela dalla Farnesina e non trapelano altre informazioni, ma è polemica sul fatto che i nostri non avessero una scorta continua.

Le altre questioni libiche

Mentre a Sirte l’Isis indietreggia sempre di più ed è confinato in poche sacche di resistenza, si profila ora una lotta per il controllo del petrolio fra il governo di Tripoli di Al-Sarraj e il generale Haftar, padrone di fatto di Tobruk e della Cirenaica.

Haftar si è impadronito dei terminal petroliferi della zona di Ras Lanuf, sulla costa, e ha già respinto un tentativo armato di forze fedeli a Tripoli che provavano a ribaltare la situazione.

Ora si cerca la soluzione diplomatica, ma le milizie di Misurata si sono già schierate con Haftar e la situazione rimane molto delicata.

Intanto Martin Kobler, inviato dell’Onu in libia, ha dichiarato che nel Paese “ci sono 235mila migranti che attendono di partire per l’Italia” e che per risolvere davvero questo problema bisogna intervenire alla radice, controllando il traffico illegale sulle coste libiche e alleviando la povertà e i disagi dei Paesi d’origine dei disperati.