Come vestire con panni accattivanti un romanzo di metà ‘800? Emma B. potrebbe soddisfare il copioso dilemma, rianimando la discussa e osannata opera di Gustave flaubert.
L'odierna Madame è più un canone prevedibile che una scioccante eccezione: abbandonandosi marcatamente alle stereotipie del nostro oggi, mutando in una donna venale e tediata al punto di rimpiazzare la fascinazione per la lettura con l’utilizzo massiccio dello smartphone, sembra quasi che l'antica poesia sia spirata a colpi di WhatsApp.
Emma B.: l'adulterio ai tempi di WhatsApp
Sullo sfondo, ricordi di una provincia francese ottocentesca lasciano posto a influenze moderne, dove un riso al curry rimpiazza una zuppa parmentier. Un romanzo che ha fatto epoca continua a rispecchiarsi nella società dei cristalli liquidi, dove le scene si alternano con richiami sonori melanconici, senza la pretesa di aderire perfettamente alla cronistoria del romanzo.
La penna di Enza Li Gioi tratteggia con ironia una Madame Bovary non più nel fiore degli anni, riadattandole – per taglio e taglia – le trame del romanzo. Emma B. incarna il ruolo della fedifraga moderna, succube della medesima insoddisfazione sofferta dal prototipo, ma spoglia dell’originale aura tragica.
Perché di tragico, oltraggioso e pungente, nel tradimento oggi vi è rimasto ben poco, ed Emma B. tiene più alla pelle che al pathos.
Sulla scena una donna assente, soggiogata dal desiderio di affermazione sociale e di appagamento carnale, intrappolata nei vizi e costumi di una società medio borghese. Un contesto povero di quella voluttuosa passionalità tanto ambita dalla protagonista, addetta a selezionare mise succinte come la guepiere, simbolo dell’emancipazione sessuale che contrasta con il “corsetto dalle pieghe diritte” di un tempo. L'ammodernamento è reso ‘palmare’ anche dall’inedito maggiordomo omosessuale, che si occupa anche di faccende estranee a quelle domestiche. Tanto determinato nell'affermazione dei suoi diritti umani e tanto ambiguo nel suggerire in sordina i tradimenti di Emma al bonario marito.
Charles Bovary è ingessato nei cliché della media borghesia. La sua quotidianità ruota intorno ai malanni dei propri pazienti, noiosi punti cardine delle discussioni con Emma. Nella sua cieca ingenuità, accetta la dieta vegana della moglie senza decifrare la sua inappetenza come maschera sotto cui alitano ben altri appetiti. Intento a curare l'incurabile, non tiene neanche sott'occhio il conto in banca, sempre più smagrito.
I due amanti di Emma sintetizzano l’epoca moderna. Rodolphe ha i tratti di un truffatore astuto: maestoso nel blandire parole infuocate per attrarre la fragilità di Emma, impassibile nel fuggire dall'amante quando la relazione diventa scomoda. Léon, invece, approfitta della verve esplosiva e del portafoglio di Emma, ma si ritira non appena ottiene la promessa di un posto di lavoro fisso e ben remunerato.
Emma B.: buona la prima al Teatro Lo Spazio
Con gli amori falliti e i debiti da saldare, la crisi della protagonista è ben che annunciata. Il finale attualizza l'opera in chiave realista: una donna del Nuovo Millennio, seppur si sia cacciata nei guai con intrecci adulteri e ingenti somme da rendere, può ancora auspicare a una ricostruzione di sé, acquisendo l'autostima che dapprima prendeva in prestito dagli amanti, attingendo direttamente dalla fonte originaria: se stessa.
Uno spettacolo con qualche dettaglio da limare sulla gestione temporale e la caratterizzazione dei personaggi, che sprigiona altresì una buona dose d'ironia, capace di alleggerire il corpus emotivo dietro alle vicende trattate e regalare qualche interessante spunto di riflessione.
Emma B. è andato in scena presso il Teatro Lo Spazio di Roma, dal 28 febbraio al 5 marzo 2017, per la regia di Sabina Pariante e la direzione artistica di Mariaelena Masetti Zannini. Interpreti: Eleonora Manara (Emma Bovary), Francesco Laruffa (Charles Bovary), Tony Caporale (maggiordomo), Gabriele Tuccimei (Rodolphe) e David Mastinu (Léon).