Due archeologi dilettanti alla ricerca di una verità diversa rispetto a quella ufficiale sulle origini dell’antico porto romano di ostia. E’ la storia che ha raccontato il documentario “Riscrivendo la storia nel tempo libero”, un film che risale agli anni ‘80 ma ancora attuale per le vicende narrate. La pellicola sarà proiettata nuovamente sabato 6 maggio alle ore 11.30 presso il Polo Ostiense a via del Fosso di Dragoncello 172.
Una ricerca ignorata dal mondo accademico
Il film diretto da Paolo Isaja e Maria Pia Melandri, e prodotto dalla cooperativa ricerca sul territorio si è focalizzato sulla storia di Lorenzo Barbieri e Giorgio Pascolini. Due persone con professionalità diverse ( Barbieri era un agronomo mentre Pascolini un maestro disegnatore) ma unite dalla comune passione per l’archeologia. Nel corso degli anni ‘50, dopo aver compiuto una ricerca sul campo e consultato i testi classici di epoca romana, Barbieri e Pascolini hanno formulato un’ affascinante quanto innovativa ipotesi sulla presenza, nei pressi di via dei Pescatori, di un porto risalente all’età regia.
La ricerca condotta dai due outsider dell’Archeologia però non incontrò all’epoca il favore del mondo accademico, la cui attenzione era invece rivolta agli scavi di Ostia antica. Troppo sovversivo rispetto alla verità ufficiale lo studio compiuto dai due archeologi indipendenti, alla base del quale era stata posta l’ipotesi che il Tevere in epoca romana avesse un corso diverso da quello attuale. Una tesi confermata da una successiva indagine compiuta dal servizio geologico. Solamente dopo 30 anni il caso venne riaperto da un gruppo di ricercatori, che invitarono Pascolini e Barbieri a esibire ogni prova della loro ricerca che ancora oggi può essere considerata avanguardistica. “Riscrivendo la storia nel tempo libero” ha mostrato la verifica sul campo delle ipotesi dei due studiosi condotta dal 1983 al 1989.
L’operazione, denominata revisione topostoriografica dell’antico litorale romano, dimostrò la plausibilità scientifica degli studi condotti da Barbieri e Pascolini.
Nel 2007 è stata scoperta, in maniera accidentalmente, la banchina di un porto nella zona della laguna ostiense. Proprio nell’area in cui i due studiosi avevano ipotizzato l’esistenza del primo porto romano risalente all’età regia. La storia sembra aver dato ragione ai due archeologi.