Jake La Furia e J Lord sono i protagonisti dell'ultima puntata di Basement Cafè, pubblicata il 14 ottobre 2021. Durante la chiacchierata con Antonio Dikele Di Stefano l'autore di "Serpi" ha avuto modo di descrivere alcuni aspetti del rapporto con i colleghi della scena Rap, ma anche di sottolineare l'importanza dello street knowledge.
Jake La Furia: 'Mi hanno criticato su internet, mai faccia a faccia'
Al minuto 1:45 dell'intervista Jake La Furia è stato interpellato relativamente ad una critica che più volte è stata mossa nei suoi confronti negli anni passati, ovvero quella di incarnare una presunta incoerenza dal punto di vista artistico, dettata dal fare il rapper pur essendo figlio "di un ricco".
"Non esistono delle regole scritte per fare rap – ha spiegato Jake – diciamo che il il fatto che mi accusassero di essere figlio di una persona ricca non l'ho mai vissuto male, dato che non me ne è mai fregato niente. Sai, se giudicassimo sempre i figli per i padri, sarebbero tutti discutibili.
Tutti a Milano e in Italia sanno chi sono, che cosa ho fatto io, dove l'ho fatto e con chi l'ho fatto, per cui non mi sono mai sentito realmente questionato: nell'ambiente di strada nessuno mi ha mai criticato. Lo sono stato su internet, ma mai in strada, mai faccia a faccia. [...] Ovviamente è importante aver vissuto la strada per poterla raccontare, avere lo street knowledge. Non è importante essere un criminale, però è importante aver vissuto quei criminali, forse".
Jake La Furia: 'Non so se sono un hitmaker'
Successivamente, per la precisione al minuto 9:00, Jake la Furia è stato definito da Dikele come " ", una definizione che l'artista milanese ha accolto con ironia e qualche riserva, sottolineando come a questi attestati di stima non seguirebbero poi proposte di collaborazioni direttamente proporzionali da parte dei colleghi:
"Sono il rapper preferito di molti rapper, però quando fanno il disco chiamano gli altri.
Quindi forse sono il preferito dai rapper solo quando parlano con me (Jake La Furia ride, ndr), poi magari parlano con un altro e gli dicono la stessa cosa. [...] Non penso sia un limite, anche perché io ho scelto di vivere, come vedi, un po' ai limiti della socialità. Non saprei dire da cosa dipenda il fatto di non essere molto chiamato nelle collaborazioni, forse perché non frequento molto la scena rap, frequento più altro, anche se ovviamente ho i miei amici carissimi, che considero fratelli. Però non frequento molti rapper, anche perché parlano sempre delle solite min.. che poi mi stancano. Un altro motivo potrebbe essere perché, da qualche anno a questa parte, c'è sempre questa spasmodica ricerca della hit: si tende sempre a fare incontri tra hitmaker.
Io non so se lo sono, ho fatto dei pezzi che sono andati molto bene, ma altri no. Non mi lamento del mio successo, ma se volessi fare una hit per stare in top 50 un anno non chiamerei me. Ribadisco comunque che sia dovuto principalmente al fatto di non frequentare molto la scena".