Come lei non c’è nessuno. Ha portato una ventata d’aria fresca nel mondo delle Serie TV mostrando qualcosa di diverso. Perché è inglese, perché è donna, perché viene dal miglior teatro off anglosassone, quello capace di vincere il Fringe Festival di Edimburgo: Phoebe Waller-Bridge ha trionfato in Scozia nel 2013 con “Fleabag” che poi, adattato per la televisione in un uno-due micidiale (due serie, con tre anni di riflessione in mezzo), le ha fruttato tre Emmy, quest’anno, rivaleggiando praticamente col solo “Game of Thrones”.

Vertigini comiche

Se “Fleabag” è disponibile su Amazon Prime, e se vi è piaciuto, non potete non andare su Netflix a gustarvi “Crashing”, del 2016, disponibile solo in lingua originale (con sottotitoli in italiano). Parla di un gruppo di geniali svitati che vivono in uno squat a Londra. Una casa occupata, in sostanza. Ma qui non si tratta di una casa, ma di un ex ospedale in pieno centro. Sei puntate dall’umorismo spostato ma chirurgico per rapidità ed efficacia. Dialoghi tagliati col bisturi sui suoi personaggi. Phoebe è una dei protagonisti: ha già il nichilismo e l’umorismo veloce che i fan di “Fleabag” si sono abituati a vedere.

L’egoismo del suo personaggio e la generale mancanza di tatto in “Crashing” creano vortici comici dalle mille sfaccettature. Vengono le vertigini. La "ragazzona" cresciuta in un verde sobborgo di Londra ha frequentato buone scuole, e si vede da come le rinnega sistematicamente, con la classe di una sorta di controcultura emotiva. Che poteva attecchire solo all'ombra del Big Ben.

Politicamente scorretto

Il titolo allude allo schianto in cui incorrono Anthony (Damien Molony) e Kate (Louise Ford), coppia fidanzata la cui armonia diventa dissonante dopo l’arrivo di Lulu (Waller-Bridge). Altri personaggi come Sam (Jonathan Bailey) e Fred (Amit Shah) offrono trame laterali avvincenti che a volte guadagnano tempi lunghi sullo schermo.

Ma c'è anche molto altro. Niente di drammatico, siamo in una sitcom: ha un tono allegro ed è incentrata sulle relazioni romantiche tra un gruppo di amici, mentre “Fleabag” può occasionalmente assomigliare a uno studio del personaggio che si lega a temi più dark, più seri. Fil-rouge con la serie premiatissima? L’offerta allo spettatore di qualcuno che è così a suo agio nei suoi difetti da mettere a disagio solo le persone che lo circondano. "Friends" è stato un ottimo prodotto, in questo senso, ma siamo su un piano molto meno politically correct. Phoebe Waller-Bridge, in ogni caso, complica la risata con un caleidoscopio di sensazioni e pensieri convergenti. Stessa cosa nella sua scrittura di “Killing Eve”. Una cosa è certa: sarà nella nostra vita per molto tempo. Di spettatori e non.