Era da molto tempo che se ne parlava e sembra che martedì 23 giugno, nel prossimo Consiglio dei Ministri, la riforma del catasto sarà definitiva. Inserita tra i punti della legge delega di riforma del fisco, questa rivoluzione che interessa tutti i contribuenti che sono proprietari di immobili sul territorio italiano, cambierà i valori sui quali si calcolano le tasse sugli immobili.

Già in precedenti sedute dell'Esecutivo si era provveduto a creare le Commissioni di studio che poi avrebbero dato vita alla riforma. Con la prossima seduta non si farà altro che approvare il decreto che poi entro settembre dovrebbe essere pubblicato con gli altri in Gazzetta Ufficiale. Tra dubbi e perplessità cerchiamo di spiegare cosa cambierà e se sono vere le voci di un probabile aumento dell'imposizione fiscale che ne deriverà.

Il decreto in breve

L'Agenzia del Territori, non appena avrà il via libera, inizierà ad esaminare i circa 60 milioni di immobili registrati in catasto. L'analisi servirà a dargli una nuova valutazione catastale in base ai nuovi criteri adottati.

Fino ad oggi, le rendite catastali, cioè il valore presente in visura su cui i contribuenti calcolavano le imposte da pagare (IMU, TASI ecc..), erano stabilite in base ai vani, alle stanze in cui era diviso l'immobile. Con la riforma invece si classificheranno in base ai metri quadri di superficie, al posizionamento geografico, alla presenza di ascensori, terrazzi e balconi e qualunque altra qualità che in genere ne determina il valore commerciale. Cambieranno anche le categorie di distinzione degli immobili che saranno divise in Ordinarie e Speciali. Prima c'è ne erano una miriade tra A1, A2, A3 e così via. L'imponente mole di lavoro che tocca all'Agenzia sottintende che la riforma avrà i suoi effetti materiali non da subito.

Infatti è previsto che vada a regime solo dal 2019.

Cosa cambia per il fisco e per i contribuenti

Per le casse dello Stato non dovrebbe cambiare niente, infatti se le aliquote di IMU e TASI resteranno queste in vigore oggi, il gettito che entrerebbe nelle casse del Tesoro sarebbe sempre lo stesso. Cambierebbe però l'imposizione fiscale per molti, perché ci sarebbe chi pagherà di più e chi di meno rispetto ad oggi. Secondo i geometri fiscalisti, quelli dell'AGEFIS, per gli immobili che oggi rientrano nelle categorie più modeste, di norma A2 ed A3, si dovrebbe pagare di meno perché sono immobili di pochi metri quadri divisi in molti vani. Gli aumenti saranno cospicui invece per le case situate nei centri storici, o per le villette anche se oggi censite in categorie economiche.

Le stime dicono che in proiezione per alcuni immobili le rendite verranno raddoppiate o addirittura quadruplicate.

Come si stabiliranno le nuove rendite catastali

Tra algoritmi, coefficienti e numeri che saranno allegati al decreto vero e proprio sarà difficile capirci qualcosa. Nello specifico possiamo dire che le nuove rendite nasceranno da stime che terranno in considerazione il valore per metro quadro stabilito dall'Osservatorio del Mercato Immobiliare, ma anche la media dei prezzi e delle offerte di casse in vendita stabiliti osservando il mercato immobiliare e le tariffe delle Agenzie di settore. Poi si aggiungeranno gli elementi qualitativi (doppi servizi, balconi ecc..) che aumentano il valore di mercato dell'immobile.