I finanziamenti di provenienza europea, col piano Juncker, rappresentano una boccata di ossigeno per la nostra economia. Nelle prossime ore, verrà firmato l'accordo con Bei per rendere disponibile, per la prima volta in modo concreto, un miliardo di euro, destinato alle Piccole e Medie Imprese. I vertici della Cassa depositi e prestiti, nelle persone del Presidente Claudio Costamagna e dell'amministratore delegato Fabio Gallia, hanno comunicato il nuovo piano industriale 2016-2020. Verranno mobilitati 260 miliardi nei settori più importanti per la nostra economia: governance e Pa, infrastrutture, e real estate.
Possibilità di rilancio per le imprese
Con l'accordo Bei, le banche italiane, con la garanzia Cdp-Sace, saranno in grado di erogare prestiti alle imprese con meno di 500 dipendenti. Per concludere l'accordo, verrà siglato un protocollo tra Cdp-Sace, Abi e Ministero dell'Economia. Questi accordi consentiranno alle banche di alleggerire la loro responsabilità nel finanziamento alle attività industriali. Inoltre, le banche stesse saranno in grado di offrire alla clientela tassi d'interesse competitivi sul mercato.
Ad ogni modo, dopo tutte le sofferenze bancarie degli ultimi anni, prevale la cautela nella concessione di prestiti e mutui in genere. Non conta se l'impresa si è comportata correttamente con la banca, onorando ogni tipo di pagamento.
Non debito ma equity
La politica è sempre stata attenta alle esigenze delle banche, a partire dalla legge che concede il pagamento da parte del correntista del corrispettivo sull'accordato, sulle somme che devono essere disponibili, a seguito delle concessioni di fidi bancari. Dal canto loro le banche, anziché fare pagare detto corrispettivo sulle somme non utilizzate del fido, lo applicano sull'intero importo della somma concessa. Un' anomalia che il legislatore dovrà rettificare.
Il progetto della Cdp è molto interessante. In particolare per gli interventi sulle industrie, la cui crescita in questi ultimi 7 anni di crisi ha subito un arresto, ma che nonostante ciò hanno voglia di ripartire: non hanno bisogno di debito, ma di equity.
Altro punto da incentivare è l'export che, in questi ultimi anni, ha subito una perdita del 10%. Anche altri settori importanti, prima menzionati, sono degni di attenzione e fanno parte del progetto generale.