Per la prima volta in europa, i grillini subiscono una defezione. Marco Affronte, eurodeputato considerato vicino al sindaco di Parma Federico Pizzarotti ha deciso, dopo le polemiche nate attorno al tentativo di passaggio all'Alde, di abbandonare il gruppo del movimento 5 stelle al Senato.

Le ragioni dell'abbandono

L'eurodeputato, che molto probabilmente transiterà nel gruppo dei Verdi, ha parlato di una "decisione sofferta" affermando inoltre di non sapere se altri colleghi decideranno di seguire le sue orme.

La decisione ufficiale era stata già annunciata da un post su Facebook, nel quale Affronte aveva avuto modo di affermare che la decisione di aderire all'Alde era "stata presa all'oscuro di tutti gli eurodeputati", sottolineando inoltre come la formazione europea fosse "a favore del TTIP e molto pro-establishment".

Per il movimento guidato da Beppe Grillo, dunque, un'ulteriore grana che si aggiunge alle precedenti. Rimangono accese, infatti, le polemiche sull'amministrazione Raggi a Roma, anche grazie ad una costante attenzione dei media. A tenere banco negli ultimi giorni, però, pare essere proprio la "questione europea", con il tentativo – regolarmente passato al voto online della comunità penstastellata – di passare al gruppo europeista Alde.

Adesso, per il Movimento 5 Stelle l'unica soluzione percorribile sembra essere quella di un ritorno fra i ranghi del Efdd guidato da Nigel Farage. Anche se il politico britannico sembra aver dettato già le condizioni per il ritorno nel gruppo.

Il contratto e la penale

Per l'ex pentastellato, però, il passaggio ad un altro gruppo potrebbe comportare il pagamento della penale prevista dal "contratto" che gli eletti dei 5 Stelle devono sottoscrivere. Un problema rispetto al quale, però, Affronte ha dichiarato di non essere preoccupato. D'altronde, da sempre sono numerose le polemiche attorno all'ingente somma di danaro che chi abbandona il Movimento dovrebbe corrispondere: secondo molti, infatti, sono rilevanti i profili di incostituzionalità di simili provvedimenti. Anche in Europa, infatti, così come in Italia, non esiste il vincolo di mandato.