Le possibilità di andare in pensione anticipata non sono molte e, per tutte, sono previsti tagli sull'assegno pensionistico piuttosto evidenti. Opzione donna, flessibilità in uscita, part-time pensionistico a 63 anni: optare per una di queste vie d'uscita dal lavoro può risultare estremamente costoso. Nella puntata dello scorso 10 maggio 2016 della trasmissione "Di Martedì" su La7 sono state mandate in onda varie simulazioni di quanto si perde di pensione nell'assegno mensile lasciando prima il lavoro.
Opzione donna: chi la sceglie perde un terzo della pensione
Una donna di 58 anni che scelga di andare in pensione con l'opzione donna è quella più penalizzata dal taglio.
Nella trasmissione è stato presentato il caso di una ex sarta che se avesse continuato a lavorare per ulteriori quattro anni, ovvero fino ai 62 anni, avrebbe percepito una pensione di 2.043 euro al mese. Con l'opzione donna scelta nel 2015, invece, la contribuente si è dovuta fermare ad una pensione mensile di 1.445 euro. La differenza è ben notevole (598 euro persi per ogni mese) ed il taglio, in termini percentuali, è stato del 29,27 per cento. Quindi le lavoratrici che scelgano di andare in pensione prima con l'opzione donna dovranno mettere in conto di perdere circa un terzo del proprio assegno di pensione.
Quanto si perde andando in pensione anticipata con i requisiti Fornero?
Il secondo caso riguarda un ex impiegato che ha voluto uscire da lavoro a 58 anni con il prepensionamento ma, secondo l'età prevista dalla riforma Fornero, avrebbe dovuto lavorare ancora altri tre anni e sei mesi.
Il risultato è che anche il suo assegno sarà decurtato dalla flessibilità in uscita, con un taglio del 5%. L'assegno finale sarà, dunque, di 1.700 euro mensili, anziché 1.800 euro.
Part-time pensionistico: la pensione rimane intatta
Infine, un operaio di circa 64 anni ha deciso di utilizzare il pensionamento part-time previsto dal 2016 dal ministro del Lavoro, Giuliano Poletti. Andrà a lavorare con orario ridotto al 40 per cento per il restante periodo che manca alla pensione di vecchiaia (circa 3 anni per arrivare a 66 anni e sette mesi). Fino al 2018 percepirà circa 1.100 euro mensili netti, pari al 65 per cento dello stipendio mensile. La sua pensione, però, non verrà ridotta.