"L'esecutivo sta lavorando seriamente all'ipotesi di una flessibilità in uscita per le pensioni. Non è una semplice ipotesi", lo avrebbe affermato il Presidente dell'istituto Nazionale di Previdenza Sociale Tito Boeri. Frase rassicurante derivante dall'Inps che lascia sperare migliaia di lavoratori italiani.

Governo apre alla flessibilità in uscita

L'esecutivo, infatti, starebbe lavorando sul nuovo sistema di flessibilità in uscita denominato Ape anche se, l'argomento riguardante il sistema previdenziale potrebbe essere riaperto in occasione della prossima legge di stabilità.

Stando alle indiscrezioni, il meccanismo dell'Ape prevede la possibilità di lasciare il lavoro a partire dai 62 anni di età anagrafica andando in contro a delle piccole decurtazioni sull'assegno previdenziale. Si tratta di penalizzazioni pari a 3 punti percentuali per ogni anno di anticipo dell'età pensionabile. Una misura che potrebbe rivelarsi utile per i lavoratori nati nel 1952-1953 che tuttora non hanno ricevuto una copertura previdenziale.

Anche il segretario nazionale della Cgil Susanna Camusso è intervenuta ribadendo la necessità di un'apertura di un tavolo di confronto con l'esecutivo visto che, tuttora, nonostante il Governo abbia deciso di riaprire il tema sulla flessibilità, non ha fissato nessun incontro con i sindacati.

"C'è uno straordinario bisogno di un confronto e non può essere rinviato a quando si scriverà la legge di stabilità", ha affermato la Camusso.

Il Presidente dell'Inps, invece, rassicura che il Governo ha davvero intenzione di rimettere mano alla Legge Fornero visto che, con le rigide norme in materia pensionistica introdotte dal Decreto Salva Italia del 2011, sono stati penalizzati migliaia di lavoratori oltre ai giovani che trovano sempre più difficoltà ad inserirsi nel mondo del lavoro. "Ogni lavoratore bloccato 5 anni in un'azienda vuol dire un lavoratore giovane in meno in quell'impresa. E nel settore pubblico il problema è più rilevante", ha detto.

Nessun intervento su Quota 41

Resta ancora da definire, invece, il noto problema riguardante Quota 41 visto che, l'agenda del Governo non sembra fare nessun riferimento alla questione.

Come prevede la proposta Damiano, i lavoratori precoci avrebbero la possibilità di lasciare anticipatamente il lavoro al raggiungimento di almeno 41 anni di contributi senza penalizzazioni; cosa che ancora il Governo non ha tenuto in considerazione.