Le novità sulle pensioni aggiornate ad oggi 21 giugno ci riportano le dichiarazioni rilasciate da Cesare Damiano, ancora scosso dopo il risultato del ballottaggio di Torino, che ha visto perdere Fassino, candidato del Pd, contro Chiara Appendino, del Movimento 5 Stelle. Ultimo paragrafo dedicato ai sindacati. Ieri vi abbiamo segnalato le ultimissime dichiarazioni di Luigi Di Maio in merito all'Ape pensato dal governo Renzi, parole da tenere in grande considerazione visto il sempre più crescente consenso che il Movimento 5 Stelle riscuote tra la popolazione.
Pensioni, la richiesta di Cesare Damiano a Renzi
Le ultime notizie sulle pensioni continuano a mettere in luce la figura di Cesare Damiano.
È da settimane che il presidente della commissione Lavoro alla Camera chiede a Renzi un cambio di rotta in materia previdenziale. Un modo per avvicinarsi maggiormente ai cittadini, che hanno fatto sentire in maniera netta il loro pensiero circa l'operato dell'esecutivo in questi ultimi mesi.
Per il parlamentare del Partito democratico è evidente che il voto del 5 e 19 giugno debba essere considerato come un campanello d'allarme importante e, per le sue dimensioni nazionali acquisite, non sottovalutato. Lo scotto di Torino pesa come un macigno, anche perché a differenza di Roma nel capoluogo piemontese i cittadini votando 5 Stelle non hanno fatto un voto di protesta, come nella capitale, ma hanno optato per il candidato che, a logo giudizio, aveva idee e proposte migliori rispetto a Fassino.
Idee e proposte che devono tornare al centro dell'azione di governo secondo Damiano, a cominciare dall'introduzione della flessibilità in uscita.
Per la verità, l'esecutivo sta già lavorando sulla pensione anticipata, come confermato dal sistema Ape, ufficializzato al termine della seconda riunione tra sindacati e governo dello scorso 14 giugno (una settimana fa ndr). Tale proposta, però, non ha incontrato il consenso dei lavoratori, che si domandano il motivo per cui per andare prima in pensione debbano chiedere un prestito ventennale alle banche.
Per l'esponente dem rimane cruciale la pensione anticipata a 62 anni e 7 mesi di età, un anno prima rispetto a quanto previsto dall'anticipo pensionistico (Ape) del governo. Sì alla penalizzazione, ma pari all'8 per cento (quota del 2 per cento per ogni anno di anticipo).
Tali misure sono contenute nel disegno di legge numero 857, di cui ormai si conosce tutto, ma mai realmente considerato dall'esecutivo, per via di presunti costi eccessivi per le casse dello Stato.
Ape, i sindacati non sono entusiasti
Si è passati da un cauto ottimismo espresso a caldo da Annamaria Furlan, per la quale Ape non comportava penalità per il lavoratore, ad una posizione tutt'altro che amichevole degli altri due leader dei sindacati, Camusso e Barbagallo. Gibelli, portavoce della Camusso, ha affermato come la proposta di Nannicini sia ancora lontana dalla piattaforma unitaria presentata nei mesi scorsi dai sindacati. Dello stesso parere il numero uno della Uil, che vuole una riforma strutturale della legge Fornero.
Non ha fatto troppi complimenti neanche Maurizio Landini della Fiom, definendo l'Ape del governo Renzi una soluzione insensata.
Per Landini, occorre modificare il sistema contributivo, andando ad introdurre al suo interno delle garanzie minime per tutti. Che cosa risponderà il governo, esecutivo che pare ormai indirizzato verso una strada ben precisa?