Continua a restare acceso il dibattito sulla riforma previdenziale e non solo per quanto concerne il nodo della flessibilità in uscita dal lavoro. Se i dettagli giunti finora sull'anticipo pensionistico tramite APE hanno creato un rivolo di polemiche, anche gli altri temi connessi alla previdenza generale e alle salvaguardie dei lavoratori sembrano comunque lontani da uno scioglimento.

Si parte con la questione dei lavoratori precoci, prevista dalla bozza di legge 857 del 2013, con la quale si chiede di avviare i pensionamenti una volta raggiunti i 41 anni di contribuzione, senza l'applicazione di ulteriori penalizzazioni. Per proseguire con il caso delle lavoratrici opzione donna, in favore delle quali è stato avviato un monitoraggio delle risorse effettivamente utilizzate, al fine di verificare la possibilità di destinare eventuali avanzi di spesa alle lavoratrici attraverso un'estensione del precedente provvedimento.

Riforma pensioni e lavoratori esodati: presidio al 23 giugno per l'8va salvaguardia.

Resta alta l'attenzione anche sul tema dei lavoratori esodati. I Comitati territoriali in rappresentanza dei lavoratori hanno fissato un nuovo presidio di protesta per il prossimo 23 giugno davanti al Ministero del Lavoro, al fine di ribadire la necessità di avviare un'8va salvaguardia parlamentare e di tutelare i circa 34mila soggetti che risultano ancora esclusi dalle precedenti azioni parlamentari. Interrogato sulla possibilità di un incontro diretto con i rappresentanti dei lavoratori esodati, il Ministro del lavoro non ha escluso né confermato questa eventualità. "Non lo so al momento" ha commentato Poletti su Facebook, "però posso dire di aver parlato con i sindacati anche di questo ovviamente e un'altra eventuale salvaguardia è allo studio, ma sarà l'ultima".

Pensioni: serve un intervento sul nodo delle ricongiunzioni onerose

Altro tema in attesa di un approfondimento è quello delle ricongiunzioni onerose, ovvero del costo davvero elevato che si trovano ad affrontare persone con carriere discontinue quando devono far valere tutti i periodi contributivi cumulati nella propria carriera. La Commissione lavoro alla Camera ha focalizzato da tempo la questione, che riguarda in particolare modo i lavoratori attorno ai 60 anni di età che si trovano ad avere versamenti in diverse gestioni previdenziali (ad esempio quella dell'AGO  e la gestione separata Inps). Per i soggetti con più di 42 anni di contribuzione l'attuale normativa prevede una disparità assoluta di trattamento, visto che nel caso in cui questi lavoratori avessero versato gli stessi contributi all'interno di un'unica gestione, avrebbero potuto fruire della pensione anticipata, mentre ad oggi sono ancora obbligati ad attendere i 67 anni di età o a fruire della totalizzazione (che però li obbliga al calcolo contributivo).

Un problema sul quale anche il Presidente Inps Tito Boeri ha indicato più volte la necessità di un intervento correttivo, ma che finora è slittato proprio per la difficoltà di reperire le risorse necessarie alla copertura.

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