C'è grande attesa per i decreti attuativi che dovrebberero dare efficacia alle norme previdenziali introdotte dalla nuova Legge di Stabilità. Stando ad alcune indiscrezioni i decreti potrebbero essere varati entro la fine della settimana e, intanto, continuano a mobilitarsi le forze politiche e sociali per correggere alcuni punti oscuri che figurano nei benefici previdenziali.
Quasi pronti i decreti, tutto resta fermo per l'opzione donna
I decreti attuativi, infatti, dovrebbero fornire più dettagli in merito alle modalità e ai requisiti per accedere all'Ape e alla Quota 41; misure utili ma nello stesso imparziali visto che abbracciano solo alcune particolari categorie di lavoratori. Tutto tace, però, per l'opzione contributivo donna, il provvedimento che consentirebbe alle lavoratrici di anticipare l'uscita a 57 anni di età anagrafica e 35 anni di contributi effettivamente versati accettando il ricalcolo contributivo dell'assegno pensionistico.
A tal proposito, alcune forze politiche avevano chiesto la proroga dell'opzione contributivo donna fino al 31 dicembre 2018 ma ancora il Governo Gentiloni non ha dato nessuna risposta concreta forse perché impegnato nel varo dei decreti attuativi che permetterebbero l'accesso all'Ape e al meccanismo di Quota 41 a partire dal primo maggio 2017.
Nuova proposta per le lavoratrici
Non è escluso, però, che l'argomento potrebbe essere ripreso a margine della fase 2 del confronto con i sindacati. Intanto, arriva una nuova proposta da parte del Comitato Opzione Donna riguardante l'abbassamento dell'età pensionabile delle lavoratrici che nell'arco della loro vita lavorativa hanno assistito familiari con disabilità grave, ovvero, che svolgono lavori di cura.
A schierarsi dalla parte delle lavoratrici è Orietta Armiliato la quale avrebbe proposto l'opzione donna social con l'abbassamento dell'età anagrafica a 63 anni. Una misura che potrebbe rivelarsi più appetitosa rispetto alla precedente visto che non prevede il ricalcolo contributivo dell'assegno, cosa che penalizzerebbe di molto le lavoratrici e non comporterebbe nessun onere per le casse statali.