Sembrava una cosa dimenticata, ma in queste ultime settimane, si torna a parlare del blocco delle Pensioni voluto dalla Legge Fornero. Il soggetto principale della vicenda torna ad essere la Corte Costituzionale, che sta approntando il calendario delle sedute a partire dal mese di luglio. Di nuovo la Consulta quindi, quella che nel 2015 aveva sancito la bocciatura del blocco delle pensioni scaturito dalla grave crisi e dallo spread con cui ha dovuto fare i conti il Governo Monti.
Possibili quindi alcune novità e probabili rimborsi per quei pensionati vittime del blocco della perequazione dei loro assegni pensionistici.
La vicenda del Blocco Fornero
La crisi del 2011 spinse il Governo a chiedere un sacrificio a molti italiani, primi tra tutti alcuni pensionati. La Legge Fornero sancì il blocco della perequazione per le pensioni a partire da 1.450 euro lorde al mese, quelle cioè superiori a 3 volte il minimo. Il blocco fu tacciato di incostituzionalità dalla Consulta, che obbligò il Governo a provvedere allo sblocco ed al rimborso di quanto perduto dai pensionati. L’allora Governo Renzi stabilì un primo round per recepire quanto ordinato dai Giudici Costituzionali, prevedendo un rimborso una tantum ad agosto 2015, il famoso bonus Poletti.
Ai pensionati finì nelle tasche un rimborso medio di 500 euro, cifra considerata insufficiente per recuperare il maltolto, soprattutto alla luce del fatto che fu un rimborso scaglionato e che si riduceva col salire degli importi delle pensioni. Per le pensioni a partire da 6 volte il minimo, nonostante siano state anche esse vittime del blocco, nulla fu erogato con l’una tantum di Poletti e su questo argomento sono frequenti altre sentenze dei tribunali, chiamati ad agire da ricorsi di molti pensionati contro questa evidente discriminazione.
Il punto della situazione
In vista della riapertura dei lavori della Consulta, probabilmente a luglio, qualcosa si muoverà senz’altro. Infatti, sia sul blocco che sul bonus Poletti, i giudici sono chiamati di nuovo a valutare la costituzionalità di diversi punti, cioè:
- lesione dei diritti sanciti dalla Corte dei Diritti dell’Uomo Europea (CEDU)
- violazione del principio di uguaglianza tra percettori di pensione rispetto a percettori di altri redditi
- violazione dei principi di adeguatezza delle retribuzioni pensionistiche
- lesione della capacità reddituale dei pensionati
Una vicenda che farà ancora parlare di se, perché in campo non ci sono solo gli anni in cui la pensione è stata ferma, ma anche quelli successivi.
Il meccanismo del blocco, infatti, va avanti e sortisce effetti anche negli anni successivi, perché abbassa la portata dell’assegno sul quale ogni anno viene applicata la perequazione. Un danno che i pensionati, in assenza di interventi, rischiano di portarsi avanti fino al decesso ed oltre, con effetti che potrebbero arrivare anche agli eredi ed alle loro eventuali pensioni di reversibilità.
Possibile salasso per il Governo
Proprio sulle pensioni che furono estromesse dal bonus Poletti, la Corte Costituzionale è chiamata a rispondere subito, perché più tempo passa, maggiori saranno le pretese dei pensionati in caso di successo del ricorso. Per il Governo si tratterebbe di rimettere mano alla normativa per la seconda volta, senza contare che potrebbe anche succedere che i Giudici costringano l'esecutivo al rimborso retroattivo dal 2012.
Si tratterebbe di un vero e proprio salasso per le casse dello Stato, un salasso che il Governo non può permettersi. Da indiscrezioni comunque, sembra che l’idea sia di sbloccare le pensioni, stavolta per davvero, ma non prevedendo nessun arretrato, sulla falsariga di quanto successo per l’altro famoso blocco della Legge Fornero, quello per i lavoratori statali, altra vicenda ancora da completare.