Se si esclude la Legge di Bilancio, l’atto di Governo più importante è sicuramente il DEF, il Documento di Economia e Finanza per il quale ieri l’Esecutivo ha approvato la nota di aggiornamento. Si tratta di un documento molto importante che presenta i dati economici del Paese e quanto sarà possibile spendere nella successiva manovra di Bilancio. Mai come quest’anno c’era molta attesa per la nota di aggiornamento del DEF, perché si attendevano novità importanti per la partita previdenziale, con il sistema che va riformato e con i sindacati che continuano il pressing sul Governo affinché si intervenga sulle Pensioni.

Dopo le cifre fuoriuscite ieri, tutto appare più chiaro e le notizie non appaiono buone.

Scontro in arrivo?

I sindacati con i quali il Governo ha apparecchiato la piattaforma previdenziale, cioè il tavolo di trattativa per risolvere le problematiche delle pensioni, continuano a spingere su alcuni punti molto importanti. Dal 2019 le pensioni subiranno un nuovo scacco, cioè saliranno ulteriormente come requisiti da raggiungere. In pratica, ci sarò un ennesimo inasprimento delle condizioni, con la pensione di vecchiaia che salirà a 67 anni e quella di anzianità (oggi si chiama pensione anticipata) a 43 anni e 3 mesi di contributi da versare.

Inasprimento duramente contestato dai sindacati che ne chiedono l’abrogazione. Il tutto scaturisce dal meccanismo dell’aspettativa di vita e dal programma innescato dalla Legge Fornero che prevedeva l’ennesimo step nel 2019 appunto. L’innalzamento della vita media degli italiani provocherà uno scatto di 5 mesi come requisiti per le pensioni. Il tutto nonostante lo scorso anno i dati Istat ,per la prima volta negli ultimi tempi, ha presentato dei dati relativi alla vita media negativi. La Fornero all’epoca della sua famigerata riforma inserì una clausola che evitava di innescare il meccanismo contrario in caso di aspettativa di vita in calo, cioè le soglie di accesso per le pensioni in nessun caso potevano tornare indietro.

Sull’aspettativa di vita i sindacati sono ferrei, cioè in assenza di un correttivo minacciano il mancato accordo al tavolo della trattativa. Va ricordato che il meccanismo non è automatico, cioè servirà un decreto ministeriale per ratificare lo scatto in avanti delle pensioni, quindi ci sarebbe il tempo di intervenire. Prima la ragioneria di Stato e poi l’Inps però hanno bocciato qualsiasi ipotesi di blocco di questo sistema, perché necessario alla stabilità della Previdenza Italiana. Il DEF, con le cifre inserite nel capitolo pensioni, ha confermato la tendenza e pertanto difficilmente ci sarà questo tanto agognato stop. Preludio allo scontro totale tra Governo e sindacati, i cui futuri incontri sono previsti per il prossimo mese di ottobre.

Pochi soldi in cassa

Il DEF ha confermato, grazie all’aumento del PIL al di sopra delle previsioni, che per le pensioni si spenderà nella prossima Legge di Bilancio un buon 1,3% in più. Il Premier Gentiloni, come riporta il quotidiano il Sole24Ore, ieri ha ribadito che margini di intervento ce ne sono, ma non si può intervenire in maniera generalizzata. Il blocco dell’aspettativa di vita costerebbe 2,5 miliardi di euro, ai quali si devono aggiungere anche i quasi 3 che servirebbero per inserire lo sconto di un anno per figlio alle donne, in materia di Ape sociale. Il tutto come sempre a carattere biennale, cioè tra 2018 e 2019. Il quotidiano economico-finanziario spiega che lo scorso anno, per Ape, quota 41 e così via, cioè per il pacchetto pensioni della scorsa Legge di Stabilità, la spesa prevista fu di 7 miliardi di euro. In poche parole, pochi soldi disponibili e se qualche intervento ci sarà, potrebbe essere relativo alla pensione integrativa, forse da detassare, e a piccoli ritocchi da applicare all’Ape Sociale.