A partire dal 2019 tornerà la rivalutazione delle Pensioni. Intorno alla questione si è discusso in occasione dell'ultimo confronto tra governo e sindacati, dove c'è stato l'annuncio dell'Ape donna. Che ci sia stato il via libera lo testimoniano le dichiarazioni del ministro Giuliano Poletti, riprese da Il Sole 24 Ore. Il numero uno del Ministero del Lavoro ha affermato come l'impegno sia sostanzialmente preso.
La rivalutazione tornerà tra poco meno di due anni, quando il sistema previdenziale dovrebbe vivere il nuovo scatto in avanti dell'età pensionabile di 5 mesi.
Nuova rivalutazione, il governo gioca d'anticipo
Non ha avuto forse il giusto spazio mediatico, ma il ritorno della rivalutazione rappresenta un punto a favore sia per i pensionati che per lo stesso governo Gentiloni. Dopo aver di fatto completato il pacchetto delle misure sulla flessibilità in uscita con il disco verde per l'Ape volontaria, l'esecutivo ha messo mano anche su una questione che rimane ad oggi delicata. Ricordiamo infatti che il prossimo 24 ottobre sarà un giorno importante per il governo, quando la Corte Costituzionale prenderà una decisione definitiva sul bonus Poletti.
Molti di voi se lo ricorderanno, avendo avuto un ruolo fondamentale all'indomani del giudizio di incostituzionalità del blocco della rivalutazione dato dai giudici della Consulta. L'allora governo Renzi ci mise una "pezza" attraverso appunto il bonus Poletti, sul quale però ci furono numerose polemiche. Non tutti infatti ricevettero la rivalutazione, altri invece non ebbero l'importo complessivo che gli spettava. Da qui alla valanga di ricorsi dei pensionati il passo fu molto breve. Il prossimo mese, come detto, la Consulta si esprimerà sulla scelta compiuta due anni dall'esecutivo dell'ex premier Matteo Renzi.
Come sarà la rivalutazione tra due anni
Conferme importanti per gli assegni fino a tre volte il minimo, vale a dire 1.500 euro.
Quest'ultimi, infatti, riceveranno una rivalutazione al 100 per cento. Sorridono anche - sopratutto - coloro che ricevono un assegno previdenziale più sostanzioso. Dal 2019, per le pensioni fra 3 e cinque volte il minimo ci sarà il 90 per cento di rivalutazione. Ciò significa che chi percepisce al mese dai 1.500 ai 2.500 euro sarà più avvantaggiato rispetto ad oggi, considerato che al momento chi ha una pensione di 2.500 euro ha una rivalutazione al 70 per cento. Pollice in alto anche per tutti gli altri pensionati, coloro i quali hanno una pensione superiore come importo mensile ai 2.500 euro. Essi infatti avranno una rivalutazione del 70 per cento, superiore a quello che sarà riconosciuto fino al 2018, tra il 50 e 45 per cento.