Le Pensioni continuano ad essere un argomento caldissimo, oltre che su quota 100 e riforma, anche sulla questione tagli e rivalutazione degli assegni. Le pensioni dopo anni di blocco da gennaio dovranno tornare ad essere rivalutate con il meccanismo della perequazione. Sull’argomento si è detto tanto, con rivalutazioni a fasce che da 3 dovevano passare a 5 e che adesso, secondo le ultime indiscrezioni dal dossier manovra del governo, salirebbero a 7.
Le fasce sono il meccanismo utilizzato per adeguare le pensioni al tasso di inflazione dell’Istat che è pari all’1,1%. L’Inps, in vista del pagamento delle pensioni relative al primo rateo 2019, cioè gennaio, ha diramato una circolare che spiega quali aumenti si troveranno tutti i pensionati con il prossimo pagamento. L’Istituto applicherà i 3 scaglioni oggi vigenti in base all’attuale normativa, ma in maniera provvisoria. Infatti su queste somme aggiuntive che percepiranno i pensionati, esiste il rischio di restituzione perché con i decreti del pacchetto pensioni che il governo intende emanare intorno alla metà di gennaio, ci sarà anche il nuovo meccanismo di rivalutazione degli assegni, con quelle che molti quotidiani considerano sforbiciate per assegni superiori a 1500 euro lordi al mese.
Come aumenteranno le pensioni in base alla circolare Inps
Con la circolare n° 122 del 27 dicembre l’Inps ha confermato l’aumento su 3 fasce come previsto dalla legge 388 del 2000. Si tratta del sistema considerato classico, con la rivalutazione pari al 100% del tasso di inflazione, cioè dell’1,1% solo ad assegni fino a tre volte il minimo. Viene riconosciuta una rivalutazione del 90%, cioè dello 0,99% per gli assegni tra le tre e le cinque volte il minimo e dello 0,825 (il 75%) per quelle sopra tali soglie. Come riporta il quotidiano “Il Giornale”, di fatto le pensioni che oggi sono pari a 507,41 euro al mese, cioè le minime, saliranno a 513. Con questo meccanismo, una pensione pari a 1.000 euro lordi al mese, salirà a 1.011, mentre per una da 1.200 euro al mese si passerà a 1.213 euro.
In aumento anche le pensioni assistenziali, come l’assegno sociale che va a 458 euro, oppure come la pensione di invalidità civile che passa da 282,50 euro circa, a 285,60.
La probabile stangata dell’esecutivo
Nella circolare l’Inps conferma la provvisorietà di questi aumenti, facendo riferimento alla legge di Bilancio del governo Conte che in queste ore si sta ultimando. In manovra infatti, si parla di un taglio o addirittura di un blocco delle rivalutazioni per le pensioni che superano i 1.522 euro lordi al mese. Secondo le ultime voci che parlano di 7 fasce di rivalutazione, si applicherebbe il seguente meccanismo:
- rivalutazione al 100% per pensioni fino a 1.521 euro al mese;
- adeguamento al 97% per pensioni con importi compresi tra 1.522 e 2.029 euro;
- adeguamento al 77% per assegni tra 2.030 e 2.537 euro;
- rivalutazione del 52% per pensioni tra 2.538 e 3.042 euro;
- rivalutazione del 47% per pensioni fino a 4.059 euro;
- adeguamento del 45% per quelle fino ad € 4.566;
- il 40% di rivalutazione per quelle superiori.
Già in base a questa nuova formula, l’aumento che adesso erogherà l’Inps è potenzialmente da restituire.
Per le pensioni da 4.800 euro al mese infatti, l’Istituto applicherà un aumento dello 0,825% mentre secondo le 7 fasce, l’aliquota giusta sarebbe dello 0,44%. Stando a quanto dice l’Inps, durante il corso del 2019, non è da escludere una richiesta di conguaglio, con soldi eventualmente da restituire all’Istituto. Secondo quanto asserisce l’articolo del quotidiano di Sallusti, con il blocco paventato sugli assegni che superano i 1522 euro, la perdita per i pensionati potrebbe essere tra i 65 ed i 325 euro l’anno.