Da Renzi ci si aspettava una svolta nel mercato del lavoro, più occupazione e il salario minimo, una giustizia più veloce, meno privilegi per i politici, taglio agli stipendi dei supermanager delle partecipate, lotta alla corruzione, riforma pensioni Fornero: ecco cosa invece si è avuto. La staffetta generazionale della Madia con il pensionamento di coloro che rientravano nella Quota 96 (in stand by ancora oggi dopo l'intervento arbitrario in Parlamento della Ragioneria dello Stato) è andata in fumo per mancanza di coperture: avrebbe portato nuove assunzioni pari a 10.000 unità.

In compenso si è avuto un aumento di 80 euro per chi non supera 1500 euro al mese, di certo un qualcosa in più rispetto al passato ma per chi non ha un lavoro non è cambiato nulla. Ad esso se i cittadini lo vorranno si aggiungerà la possibilità di ottenere il 50% del Tfr in busta paga mensilmente, con un aumento mensile in busta paga tra i 40 e gli 80 euro (soluzione infelice per le tasche di imprese e Inps che si sa bene in che acque navigano).

La Riforma della Giustizia ha portato avanti due idee far lavorare di più i magistrati con meno ferie e responsabilizzarli se sbagliano. Purtroppo però la giustizia oggi è lenta perché ci sono pochi giudici e troppi rinvii e la riduzione delle ferie di una settimana non cambierà pressoché nulla.

La macchina statale non solo ha personale anziano e malato in servizio (dato il prolungamento età pensionabile) ma anche poco personale e nel caso della giustizia non ha un tempo entro il quale la decisione giudiziale va presa: quindi la riforma dovrebbe puntare su altri aspetti monitorando lo stato di fatto dei tribunali.

Riforma del lavoro che in alcuni punti potrebbe pure esser apprezzabile se non si fosse aperto un casus belli sul licenziamento e sul contratto a tutele crescenti, una polemica giustificabile data l'esistenza della Riforma Fornero che ne disciplina ampiamente e correttamente il tema (gli addetti ai lavori, i giudici, pare riscontrino difficoltà in thema decidendum basterebbe correggere ciò che non va senza toccare tutele sacrosante).

Altro affarone oggetto di riforma renziana è stata la Scuola e da un canto la promessa di 150 mila assunzioni con l'organico funzionale (che però non si è considerato che potrebbe determinare riduzioni organiche e ulteriori tagli) se non fosse che prevede dall'altro un taglio di 8 mila unità di personale Ata, l'eliminazione degli scatti di anzianità e delle graduatorie d'istituto. La prosecuzione dell'informatizzazione (che per i cittadini tutto è tranne che un vantaggio) sulle orme di Brunetta, che ci ha provato ma non ci è riuscito a realizzarla nella giustizia e nella sanità, mentre è riuscita in parte nella scuola.

Quello che vorrebbero i cittadini e le imprese è ben altro e cioè meno tasse (Tasi, Imu, benzina, Iva, gas, elettricità) più tagli alla politica, contratti di lavoro stabili e non un contratto in prova di 3 anni e precariato a vita, più servizi e celerità della Pa, meno privilegi ai politici(dal dentista, all'auto blu, al ristorante, ai tablet ecc ecc e tutto a spese dei cittadini, un livello di vita che allo stato delle cose il politico di oggi non più permettersi) più sicurezza nelle città e una sanità funzionante. Da un rottamatore della vecchia politica ecco cosa ci si aspetta.