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Senza dubbio gli investimenti in istruzione e cultura possono aiutare la crescita di questo paese, sia da un punto di vista della ricchezza economica che culturale. Investire in istruzione dovrebbe essere imprescindibile, in quanto solo così si possono valorizzare le risorse umane del nostro paese. Ma è questa la politica seguita dai governi del paese?
La crisi economica purtroppo si è abbattuta anche sull'istruzione: dal 2008 ad oggi, le risorse destinate all'istruzione sono inesorabilmente diminuite. La riforma Gelmini ha rappresentato in questo senso uno dei momenti peggiori per la scuola italiana, con tagli drastici per circa 8 miliardi di euro, un forte ridimensionamento del personale docente e non docente e la riduzione del quadro orario. A pagarne le coseguenze sono stati prevalentemente gli istituti tecnici e professionali, con le materie di indirizzo tecnico pratiche quasi cancellate.
Ma negli anni successivi non si può dire che la situzione sia migliorata, dalla riforma Fioroni-Padoa Schioppa, che ha presentato nuovi tagli, fino ad arrivare alla tanto contestata Legge 107 del duo Renzi-Giannini, anche nota col nuome di Buona Scuola. Quest'ultima riforma ha infatti segnato una frattura insanabile con il mondo della scuola. Più precisamente, si è voluto:
Insomma una riforma che ha ancora di più tutelato i docenti di ruolo a discapito dei precari diventando uno dei provvedimenti più contestati dal mondo della scuola (non si possono infatti dimenticare le contestazioni di piazza mentre nelle aule parlamentari veniva approvata la riforma con il voto di fiducia).
Sicuramente le nuove elezioni hanno contribuito a puntare nuovamente i riflettori sull'istruzione, molti partiti ne stanno facendo un cavallo di battaglia proprio perchè memori della frattura creata tra mondo della scuola ed istituzioni dalla legge 107/15. Alcuni propongono l'abolizione, altri di modificarla in maniera radicale: la scuola è un buon bacino di voti e forse i partiti hanno finalmente deciso di investire seriamente nel settore.
I vari incontri con le rappresentanze sindacali e i suggerimenti da parte del corpo docente non hanno portato ad alcun ripensamento durante l'approvazione della legge 107, anzi: si è voluto forzare la mano mettendo la fiducia. Al futuro Governo, suggeriamo un maggiore ascolto e soprattutto maggiore coinvolgimento di chi la scuola la vive quotidianamente durante la stesura di eventuali nuove riforme. L'istruzione deve essere un servizio imprescindibile per una società ricca e moderna, a cui servono investimenti ed attenzioni particolari per dare le giuste opportunità di crescita agli studenti mettendo i docenti nelle migliori condizioni possibili per svolgere con impegno il loro lavoro.