Succede che una sera, precisamente il 7 novembre verso le 19.30, nella Torino bene  (ma questo poco importa), una bambina di 11 anni, decide che di soffrire non ha più voglia e crede che l’unica via d’uscita sia una finestra e un volo.

Succede che una sera, un gesto, a cui purtroppo la cronaca italiana ci sta abituando, fa riflettere ancora di più perché a 11 anni, quando ancora si dovrebbe sapere poco della vita, una decide che sa talmente tanto che preferisce non viverla più.

Perché a 11 anni si soffre di anoressia?

Anna soffriva di disturbi dell'alimentazione, precisamente anoressia, che ha solitamente maggiore probabilità di insorgenza verso i 17 anni. In ogni caso, questa è stata la spiegazione data al suo gesto estremo. Ma forse la risposta non è esattamente questa, anzi, forse è la domanda che è sbagliata. Perché Anna era anoressica?

Che al giorno d’oggi siamo bombardati di immagini di donne fintamente perfette, è ormai scontato ripeterlo. Che queste donne rivestite di photoshop siano l’aspirazione massima di molte ragazze, anche. Ma non credo sia questo il punto.

O almeno non dovrebbe essere la giustificazione.

Perché decidere di non mangiare è una punizione un po’ troppo severa per una bambina che dovrebbe vivere gli anni più spensierati della sua vita e in cui il suo unico problema avrebbe dovuto essere dimenticarsi di fare i compiti una volta.

Il problema, a nostro avviso, non è la decisione di togliersi la vita, perché quello è da considerare come un estremo gesto liberatorio. Il problema è cosa accade nella testa e nella vita di una bambina così piccola che la rende vulnerabile al punto di autodistruggersi?

Anoressia, suicidio, autolesionismo…sono fenomeni gravi, sono la punta di un iceberg di problemi e disagi annidati nella vita di una persona che non ha la forza e la convinzione di chiedere aiuto perché convinta di avere una sola via d’uscita e di trovare, in questi gesti, la soluzione. Sono problemi, lo sono sempre, ma lo sono soprattutto se toccano i bambini che dovrebbero ancora godere di quella sana incoscienza e ingenuità.