Da qui al 2024 di tempo ne corre. Otto anni per fare oltre che solo per dire. Eppure, la nuova sindaco di Roma, Virginia Raggi, sceglie un atteggiamento da "dura e pura" che sa prendere decisioni da far tremare i polsi. In realtà, emerge ben altro. A tremare è proprio lei e tutto il Movimento 5 stelle innanzi ad un evento, peraltro nemmeno scontato (decide il Comitato Olimpico Internazionale), dal dubbio risultato economico.

Questa è la motivazione che emerge dalla conferenza stampa della Raggi convocata dopo l'increscioso incidente con il presidente del Coni Giovanni Malagò ed il vice Pancalli. Domanda: ma occorreva fare quest'ennesima buffonata? 

La politica delle conferenze stampa

Scontato il fatto che in Italia la rappresentanza politica (compresa quella dei "grillini") sia la peggiore d'Europa, almeno una dote dovrebbe emergere in chi ricopre incarichi pubblici: saper dialogare. Macchè: il branco di chiacchieroni incompetenti dei nostri politici non sa fare neanche questo. La Raggi usa un mezzuccio infantile, tipico della cultura "forense" che infesta questo Paese  - "ho avuto un contrattempo, ho fatto qualche minuto di ritardo" - per far saltare l'incontro con Malagò.

Appare chiaro che la "coraggiosa" sindaco di Roma abbia voluto evitare un confronto probabilmente aspro con il massimo esponente dello sport italiano.

Avrà calcolato di dover fornire spiegazioni, dati, numeri per avvalorare una decisione, forse giusta ma non adeguatamente motivata. Così, la soluzione è far saltare i nervi già tesi e poi rifugiarsi in una più comoda conferenza stampa. Brava la Raggi: esibizione in stile prima Repubblica, faccia di bronzo e solito banale nulla di nulla dietro il fastidioso tono arrogante-cripto-salvifico-complottista.

Malagò se l'è cercata

Certo, con le sue uscite bellicose dei giorni scorsi e la richiesta di una diretta streaming, il presidente del Coni ha alzato fin dall'inizio l'asticella dello scontro mediatico.

Poteva anche evitare di perdere la calma ed attendere che lo scortese ritardo del sindaco si prolungasse. Cattiva strategia, la sua: avrebbe potuto sfruttare meglio la buffonata della Raggi. D'altronde, neanche lui ha numeri convincenti da mostrare. Forse ha pensato fosse utile abboccare all'amo e buttarla in caciara.

Le Olimpiadi sono un salasso: debiti certi, entrate incerte

Senza andare troppo indietro nel tempo, le uniche Olimpiadi sulle quali si possano considerare effetti economici positivi sono quelle di Londra del 2012. Le cifre ufficiali narrano di 10 miliardi di euro di costi contro 12 miliardi di effetti economici indotti. Sul punto, tuttavia, molti autorevoli economisti britannici si sono dichiarati assai dubbiosi, altri hanno invece chiaramente contestato il dato che proviene dal governo di Sua Maestà mettendo in evidenza che il costo effettivo dovrebbe essersi aggirato intorno ai 23-27 miliardi di euro a causa delle spese per la sicurezza.

Ed era il 2012. Figuriamoci oggi. Del resto, a Rio, ultimamente, stanno per dichiarare bancarotta. Insomma, tecnicamente la Raggi avrebbe ragione. Ma è davvero così?

Il valore economico di un grande evento

È ridicolo valutare un evento sportivo come le Olimpiadi restando solo sul rapporto entrate/uscite. L'effetto indotto è invece il fattore decisivo, prima e soprattutto dopo. Roma potrebbe contare su investimenti statali ed europei essenziali per l'adeguamento degli hub aeroportuali e ferroviari. Senza contare poi sui necessari interventi viari. Queste cose possono essere fatte senza stravolgere la città ma razionalizzandola. Le infrastrutture sportive in parte esistono. Nuove costruzioni? Anche in questo caso, una corretta e lungimirante pianificazione urbanistica rappresenterebbe una notevole occasione per la Roma d'oggi.

La questione è realizzare opere che producano effetti positivi permanenti sulla città. E qui occorre la buona politica, le idee, la competenza, regole certe e praticabili, il talento e la cultura amministrativa. E già. Appunto. Beh, lasciamo perdere.