L'economia è determinata anche dalle disponibilità economiche di cui dispongono i lavoratori, quindi da parte delle associazioni datoriali e del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, ci dovrebbe essere la volontà di andare a sanare, i dettagli economici dei numerosi contratti nazionali (CCNL) che giacciono ancora scaduti (ben 47 di cui 15 nella pubblica amministrazione).

La crisi erode le già esigue retribuzioni italiane, da ormai un decennio, a questo si va ad aggiungere un trend di malcostume tutto nostro, che è appunto quello di non prendere seriamente i rinnovi contrattuali, non c'è da stupirsi, la fase è quella che conosciamo tutti, il paese è quello delle urgenze, delle deroghe, delle sanzioni europee, quindi per quale ragione si dovrebbe assumere categoricamente la scadenza contrattuale? In fondo, chi poi si siede al tavolo delle trattative, finisce sempre per "abbonare" i ritardi, con misere "una tantum" che purtroppo accontentano i diretti interessati, impauriti da una fase e da un contesto politico del tutto sfavorevole.

Eppure i tantissimi accordi interconfederali, gli impegni a verbale sottoscritti e le premesse di introduzione ad ogni ccnl, avevano garantito meccanismi automatici di rinnovo economico e persino sanzioni a chi contravvenisse, ma si sa che i "rapporti di forza" contano più degli impegni scritti, quindi metà della forza lavoro resta impotentemente orfano di un contratto (ben il 50,5% del totale), ma c'è di peggio, a conferma della gravità c'è il tempo trascorso a ricordarcelo, con 53,7 mesi di media come attesa infinita, forse la rassegnazione sta prendendo il sopravvento.

Possiamo "consolarci" con la notizia che nel 2016, solo il lavoro privato registra un +0,5 di incremento in paga oraria, mentre nella pubblica amministrazione si resta sostanzialmente fermi.

Nel dettaglio i settori leggermente "più in salute" risultano essere: il commercio, bevande e tabacco ed alimentari, mentre in tutti i restanti settori persistono variazioni irrilevanti e preoccupanti.

Ora sappiamo perchè i dipendenti spendono di meno, resta di conoscere chi ne è responsabile, ma si sa che "accade tutto ciò che si permette", quindi siamo tutti corresponsabili anche del nostro tacito ed immobile assenso.