La notizia è quella della scarcerazione di Aldo Milani (Coordinatore Nazionale dei SI Cobas), accolto da una folla festosa e rabbiosa composta da militanti ed iscritti, tra i quali vi erano diversi operai stranieri sfruttati nel sistema delle cooperative multiservizi e della logistica.
Ciò che colpisce è l'assoluta omogeneità dei mass media nel riferire la notizia: un sindacalista messo alla gogna da un video (senza audio), in cui si vede non Aldo Milani prendere una mazzetta, bensì Danilo Piccinini (mediatore accreditatosi come consulente del gruppo Levoni).
Sembrerebbe una vera e propria trappola studiata bene ma realizzata malissimo, al fine di distruggere la reputazione faticosamente costruita dal sindacalista e, con essa, la demolizione di un sindacato che già fatica a sopravvivere in quanto conflittuale, non firmatario e privo di funzionari in distacco.
La miseria e la pochezza con cui i massimi organismi giornalistici hanno affrontato l'episodio sorprende ed indigna: dilettantismo, superficialità, sensazionalismo o asservimento all'arresto? Probabilmente tutto ciò giustifica l'assoluta mancanza di quel ragionevole dubbio che va sempre esercitato in questi casi. Infatti chi conosce Milani ha avuto subito una sola certezza: trattasi di una trappola per fermare le conquiste sindacali.
Inoltre va fatta un'ulteriore riflessione: è inaccettabile come possa, un gruppo industriale rilevante come Levoni, non avere le coperture finanziarie per regolarizzare l'aspetto contributivo degli operai assistiti dal SI Cobas e possedere, invece, la presunta somma di 90 mila euro in contanti da utilizzare come eventuale "trappola" per arginare le legittime richieste sindacali.
Danilo Piccinini si è avvalso della facoltà di non rispondere mentre Aldo Milani, per nulla intimorito, ha risposto in maniera chiara e circostanziata ad ogni domanda del Giudice e del PM. Nel corso dell'udienza è anche emerso che Piccinini, indicato da tutti gli organi di stampa come esponente e rappresentante dei SI Cobas, fosse in realtà completamente estraneo all'organizzazione.
Resta solo da chiederci chi compenserà i danni provocati all'immagine di questo sindacato. Cautela e misura dovrebbero accompagnare sempre quei giornalisti che, con superficialità, condannano persone e storie ancor prima di verificarle.