C'è una cosa che Rafael Nadal ha imparato a fare meglio di chiunque altro: reagire. Non sono bastati due anni di purgatorio, mesi lontano dal campo a cercare di mettere ordine a livello mentale e fisico. Rafa, ancora una volta, si è rialzato. Come l'araba fenice è riemerso dalle sue stesse ceneri, e ha buttato anima e cuore nel Tennis, per riprendersi il posto che gli compete.
Gli anni bui
2015: la sconfitta ai quarti di finale degli Australian Open, la finale sfumata a Rio, il crollo a Indian Wells e Miami, e ancora le eliminazioni a Monte Carlo, Madrid, Roma, fino alla disfatta al Roland Garros, il suo preferito, e la caduta all'undicesimo posto del ranking mondiale.
Non bastano i trionfi a Stoccarda e Amburgo a risollevare il morale: Rafael Nadal vuole la fetta grossa della torta. Vuole Wimbledon, l'US Open, ma non può nulla per evitare la peggiore stagione della sua storia sportiva.
Il 2016 non è più clemente. Il maiorchino rinuncia a Wimbledon per problemi fisici, e sceglie di rischiare prendendo parte alle Olimpiadi di Rio, dove porta a casa la medaglia d'oro nel doppio insieme a Marc Lopez. È solo un breve sprazzo di serenità prima dell'incubo: la sfortuna e gli infortuni hanno la meglio, e dopo la sconfitta al primo turno nel Master di Shangai, la stella di Manacor sceglie di fermarsi e chiudere la stagione in anticipo.
La rinascita
Il Re della terra battuta però, non ha nessuna intenzione di abdicare.
Nadal fa quello che sa fare meglio: lavora sodo per tornare in cima. C'è chi parla di carriera finita, chi attribuisce le colpe a una possibile depressione. Lo spagnolo, però, non sta a sentire: rimette insieme i pezzi e nel 2017 riparte da Abu Dhabi, dove trionfa per la quarta volta in carriera. Sceglie poi l'ATP di Brisbane, dove non brilla.
La vera sfida è tornare tra i grandi: la prima occasione è servita su un piatto d'argento, quello che porterà a casa alla fine degli Australian Open. Mayer, Zverev, Monfils, Raonic, Dimitrov: Nadal li spazza via, ed è finale. Ma non una finale come le altre: è un appuntamento con la storia, che di nome fa Roger Federer. Dopo cinque set di arte pura, Rafa cede di fronte al rivale e amico di sempre.
Cede, ma non perde. A perdere è chi credeva che uno come Rafael Nadal non fosse capace di tornare. Non basta qualche sconfitta a cancellare la storia. In Australia ha vinto Federer, ma ha vinto anche il tennis e ha vinto lo sport. Ha vinto chi ha potuto vivere, e sta vivendo, il confronto tra due giganti, dentro e fuori dal terreno di gioco. D'altronde, è stato il vincitore stesso a elogiare lo sconfitto: "Rafa, continua a giocare. Il tennis ha bisogno di te".